Biagio Conte, due settimane di digiuno: "Per cosa sto lottando"

Biagio Conte, due settimane di digiuno: “Per cosa sto lottando”

Il missionario laico riposa sul suo giaciglio in Cattedrale. Ecco le ragioni della protesta.

PALERMOLa battaglia tenace di un uomo con il saio non si ferma. Da due settimane il missionario laico Biagio Conte, sistemato nel suo giaciglio accanto al marmo della Cattedrale di Palermo, manda un segnale alla città, digiunando. Sempre lo stesso messaggio raramente ascoltato, per l’accoglienza e la solidarietà, contro l’indifferenza.

Biagio fa penitenza e prega affinché il Covid sia sconfitto. Dorme a terra, come chi non ha niente, con i cartoni e un sacco di iuta. Sta lì, giorno e notte e i suoi raccontano di una condizione fisica che sta arrivando allo stremo. Tanti si fermano a parlare con lui come quando, drammaticamente, portò il digiuno a uno stadio preoccupante di debilitazione, sotto gli archi delle Poste di via Roma. La Cattedrale è ancora di più un punto luminoso, nella notte della pandemia.

Da quel giaciglio, fratel Biagio, manda messaggi di silenzi e di parole. Ecco le ultime: “Urgentemente mi rivolgo a tutte le istituzioni, alla Chiesa, ai genitori, agli insegnanti, a tutte le professioni e ad ogni uomo e ad ogni donna di questa sofferta umanità. Bisogna uscire immediatamente da questa crisi dei valori, dal mal vivere, dal proprio io, dall’orgoglio, dall’egoismo, dall’indifferenza, dall’ipocrisia, dalle false leggi, dalle false ideologie, dai poteri forti, dai propri interessi, dall’accumulare soldi e proprietà; bisogna comprendere che un giorno lasceremo tutto su questa terra e non porteremo niente con noi. E’ tempo di rivedere tutti i nostri errori, le tante leggi, regole e insegnamenti sbagliati e non ispirati per il bene di questa società”.

Questa è la parte del messaggio con l’appello generale. Poi, sulle declinazioni concrete del principio, ognuno può avere le sue idee. Ma il grido di un uomo che combatte contro l’indifferenza non può essere inghiottito dall’ombra. Oggi, la Missione ‘Speranza e Carità’ offre riparo a quattrocento persone, quasi un terzo di quelle che ospitava prima dello scoppio della pandemia. Le restrizioni sanitarie obbligatorie hanno colpito soprattutto i più deboli. In tempi di crisi, succede sempre così.


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