Palermo ha tradito Biagio Conte

Palermo ha tradito

Non solo Fratel Biagio Conte, c'è anche il resto
BIAGIO CONTE E GLI ALTRI
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L’ultima volta che ho visto Fratel Biagio in vita, lui era nel suo letto, alla Missione. Erano i penultimi giorni. Ciccio mi ha chiamato. Mi sono avvicinato. Ho poggiato la mia mano sulle sue. A sentire il mio nome ha mosso appena appena gli occhi. E’ stato il nostro addio terreno, simile a quello di molti altri.

C’è una foto che conservo, che mi è molto cara, un’immagine catturata quando già Biagio Conte aveva cominciato la sua ascesa. Ero in via Archirafi. Ho visto una lama di luce, nell’incavo della porta socchiusa, e ho scattato. La fantasia e il rimpianto mi hanno fatto annotare qualcosa che poteva ricordare, molto lontanamente, la sua silhouette. Ma era un miraggio prodotto dell’affetto e della luminosità. Vera e intensa, invece, si manifestava la sensazione di calore che ho provato.

Il gioco di luce in via Archirafi (foto di Roberto Puglisi)

Biagio manca molto, lo vorremmo qui. Anche Palermo, la sua città, in teoria, dice di sentirne l’assenza, come una trafittura. E’ la stessa Palermo che ha tradito uno dei suoi figli migliori. Alla stregua di tutti gli altri.

Palermo ha tradito Biagio Conte, quando ha voltato le spalle ai poveri, come sta accadendo adesso. Ci sono sempre persone che dormono per strada, nell’indifferenza.

Oggi, a parte l’assistenza, dove sia possibile, non si discute più del bisogno, in termini di condivisione. Tutto rimanda al canone dell’esclusione. Gli ultimi sono diventati veramente tali e invisibili. Casomai, compaiono nelle lamentele di taluni residenti o viaggiatori del centro storico, di chi li considera vergognosamente ‘munnizza’, un segno di degrado, alla stregua del sacchetto dell’indifferenziato abbandonato dove capita. Non più persone, non più viventi: rifiuti.

Ci si indigna per lo ‘spettacolo’ offerto a chi passeggia. Nessuno si chiede da dove derivi, quale sia il suo significato.

Ed è certo – chi lo ha conosciuto lo sa – che Fratel Biagio si sarebbe arrabbiato e avrebbe deciso di fare qualcosa contro il distacco. Forse, sarebbe tornato a dormire sulla scalinata delle Poste, per mettere in piedi un’altra protesta.

Ascoltiamo le parole recenti di un Pastore, dotato di una differente carica profetica, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice: “Senza amore vicendevole – ha detto – non c’è comunità cristiana, tuttalpiù una stazione di servizi religiosi. Senza amore la città diventa una Babele. Senza amore non si sconfigge la mafia, non si afferma una cultura della legalità, della giustizia e della solidarietà”.

Una riflessione rivolta anche all’interno della Chiesa palermitana – secondo una immediata ermeneutica – un grido, con altri, in cui riecheggia la denuncia di quel tradimento continuato.

Palermo ha tradito Fratel Biagio, con la sua durezza di cuore. Lo ha abbandonato nell’angolo dei suoi ricoveri di fortuna. E non c’è più nessuno come lui. Sì, Palermo tradisce i suoi figli migliori. Palermo ha tradito i martiri dell’antimafia, offrendo più spesso retorica che un reale cambiamento di mentalità.

Palermo non ha mantenuto, se non con qualche eccezione lodevole, le sue promesse di riscatto sociale. Non lo ha fatto, negli anni, la politica, ma tanti palermitani non sono riusciti a imparare nemmeno un minimo denominatore comune di civiltà. L’amara verità è sotto gli occhi di tutti, nessuno escluso, e siamo stati noi. Palermo tradisce.

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