PALERMO – La corrispondenza è fitta. E recentissima. Il Ministero dell’Economia ha scritto alla Regione e alla Presidenza del consiglio dei ministri. In poche, densissime pagine, c’è una bocciatura della manovra finanziaria del governo. Il Mef, infatti, è intervenuto chiedendo di impugnare norme che fanno parte sia dell’assestamento di bilancio che del cosiddetto “collegato” alla Finanziaria.
Rilievi che il Mef aveva già inoltrato nei giorni scorsi alla Regione, non ricevendo alcuna risposta in merito. E così, adesso l’impugnativa si avvicina: è prevista infatti già nei prossimi giorni: il 25 ottobre è la scadenza previsto dalle norme.
Il collegato, in particolare, viene cassato in alcuni punti sia dal Capo dell’Ufficio legislativo del Mef, Glauco Zaccardi che dallo stesso Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco. Quest’ultimo, in particolare, punta il dito contro 25 norme del collegato alla Finanziaria, sollevando in molti casi forti dubbi sulla costituzionalità. A cominciare dalla norma che prevede una sorta di pensione integrativa per i lavoratori degli ex Consorzi Asi e di quelli che provengono dagli enti regionali messi in liquidazione. Per il Mef non è chiaro quale sia, in questo caso, la copertura finanziaria prevista.
Dubbi anche sulla norma che prevede il transito dei dipendenti dell’Esa, in liquidazione, all’Eas e su quella che prevede un aumento dello stanziamento previsto per i Consorzi di bonifica siciliani. Bocciata dal Mef la norma che punta a creare un nuovo ufficio stampa alla Regione. Secondo il Ministero, infatti, quella norma viola i principi della contrattazione collettiva e della stessa Costituzione “che riserva – si legge nel documento – alla competenza esclusiva dello Stato l’ordinamento civile e, quindi, i rapporti di diritto privato regolabili dal codice civile”. La norma, poi, contrasterebbe anche con i principi costituzionali dell’eguaglianza “sia rispetto al restante personale della Regione sia rispetto al personale di altre Regioni italiane”.
Dubbi anche sulla norma, rivendicata a voce alta dal governo regionale, che prevede il passaggio alla Regione di Villa Santa Teresa, a Bagheria, struttura confiscata alla mafia. Una norma, esultava il governo che “consentirebbe alla Regione siciliana di utilizzare il bene per finalità sanitarie, al fine di renderlo una struttura di eccellenza”. Il Mef fa sapere che mancano elementi per “valutare la congruità finanziaria degli oneri” necessari per questi interventi.
Il Mef chiede spiegazioni anche sulla copertura finanziaria per finanziare i bandi per la concessione ai Comuni di finanziamenti per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto, e anche su quella per la norma che prevede un fondo di sostegno alle imprese. Dubbi anche sulla contestatissima norma che prevede la liquidazione di Riscossione Sicilia, ribaditi anche dal capo dell’Ufficio legislativo del Mef, Glauco Zaccardi secondo cui “la norma regionale, nella genericità della sua formulazione, appare semplicistica per l’assenza di procedure che disciplinano il passaggio a nuove forme di riscossione”. Inoltre, spiega il dirigente, “la legge regionale non potrebbe vincolare lo Stato ad un ampliamento del perimetro operativo e delle risorse assegnate” all’azienda statale. Lo stesso dirigente ha proposto poi l’impugnativa che prevede l’immediata iscrizione a ruolo delle somme relative al bollo auto non pagate entro i termini. La norma infatti avrebbe anche ridotto “le garanzie a favore del contribuente”.
La creazione del “Comitato promotore delle ‘Vie del vento’”, prevista in un altro articolo del collegato, è possibile, spiega il Mef, solo se la partecipazione al Comitato avviene a titolo gratuito. Bocciata anche la norma sui piani paesaggistici e dubbi su quella che prevede che i canoni per l’utilizzo del demanio marittimo non sono previsti “per lo svolgimento di feste religiose o civili riconosciute dalla Regione”. Forti dubbi sulla trasformazione dell’Arpa, l’ente regionale per l’ambiente, in un soggetto del Sistema sanitario regionale.
Netti anche gli interventi del Mef sull’assestamento di bilancio. Oltre ai dubbi su alcune variazioni, il Ragioniere generale dello Stato censura soprattutto due aspetti. Il primo è relativo agli “equilibri di bilancio”, un equilibrio “conseguito – scrive – utilizzando il saldo positivo di parte capitale a copertura del mancato equilibrio di parte corrente in misura corrispondente”. Di fatto, l’antica abitudine di destinare alla spesa corrente le somme destinate per legge agli investimenti. Decisione che viola gli articoli 17 e 81 della Costituzione. Inoltre, il Ragioniere fa notare che “per l’anno 2017 non risulta conseguito in fase previsionale il saldo positivo, pari a 577,512 milioni a titolo di equilibrio di bilancio previsto dall’Accordo sottoscritto con lo Stato in data 20 giugno 2016”. Insomma, il governo di Crocetta, secondo il Mef, non ha nemmeno rispettato i patti.
Le reazioni
“Le notizie che giungono dal Ministero dell’Economia sulla possibile impugnativa dell’assestamento di bilancio e del collegato alla finanziaria confermano quanto più volte affermato sul disastro finanziario col quale il centro-sinistra sta consegnando la Regione”. Così Gaetano Armao, vicepresidente designato della Regione Siciliana del centrodestra e leader del Movimento dei SicilianIndignati.