PALERMO- La bimba era sana. Nessuna malformazione. Nessuna malattia congenita. Non poteva avere, però, la forza necessaria per sfuggire al destino che qualcuno ha scritto per lei, abbandonandola in un cassonetto dei rifiuti.
Ancora non c’è nulla di scritto, ma l’autopsia eseguita sul corpicino svela che in una condizione di normalità la vita della piccola sarebbe proseguita senza scontare il gap di chissà quale patologia. Stava bene. Adesso ulteriori esami serviranno a scoprire cosa in un contesto di assoluta anormalità abbia fatto smettere di battere il suo cuore.
Oggi la mamma, indagata per infanticidio, è in attesa di essere dimessa dal reparto di Ginecologia dell’ospedale Cervello dove finora è stata piantonata a vista. L’avvocato Enrico Tignini è alla ricerca di una struttura adeguata che possa accoglierla. Piantonata per evitare ulteriori e insani gesti, ma non c’è alcun provvedimento emesso a suo carico dall’autorità giudiziaria. L’inchiesta è passata dalle mani di Antonino Di Matteo, di turno nel drammatico pomeriggio del ritrovamento, al pubblico ministero Gaetano Guardì cui spettano le valutazioni e le eventuali iniziative.
Ieri Valentina Pilato, dicono i sanitari, ha preso coscienza di ciò che è accaduto. In lacrime si chiedeva perché non si potesse tornare indietro. E in lacrime martedì aveva risposto alle domande del magistrato. Nel corso dell’interrogatorio era venuta fuori la storia della depressione, di cui la donna soffrirebbe, e della gravidanza tenuta nascosta. Valentina Pilato ha detto che era tornata in Sicilia per curarsi. Soffriva il fatto di vivere in un piccolo paese del Friuli da sola. Nessuno, almeno stando al suo racconto, si era accorto della gravidanza. Neppure lei, se non quando mancavano ormai poche settimane al parto. Lo ha tenuto nascosto a tutti sperando che la corporatura robusta l’aiutasse nel suo intento. Non se n’era accorto il marito e neppure i familiari, così ha detto, che ha raggiunto pochi giorni fa a Palermo. Il compagno, un militare dell’esercito, era sconvolto quando ha appreso la notizia al suo arrivo in città dopo un lungo viaggio in macchina.
La donna ha confessato di avere partorito da sola, di avere reciso il cordone ombelicale con una pio di forbici e di avere abbandonato la neonata nel cassonetto in via Ferdinando Di Giorgi, a pochi passi da viale Regione Siciliana. Ha aggiunto che era tornata per un attimo indietro per recuperare la bambina, ma ormai il barbone aveva notato quel corpicino dentro un borsone. E la donna ha ha avuto paura. Da cosa nasceva la necessità di tenere nascosta la gravidanza? Qualche risposta in più si avrà dall’esame del Dna prelevato dal corpo della neonata. Una bambina sana. Nessuna malformazione. Nessuna malattia congenita. Oggi probabilmente saranno celebrati i suoi funerali.