Catania, processo Black Job: parola alle difese - Live Sicilia

Catania, processo Black Job: parola alle difese

È il caso delle presunte corruzioni che ha investito anni fa l’Ispettorato del lavoro.
TRIBUNALE DI CATANIA
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CATANIA – Si avvicina l’ora del verdetto finale al processo Black Job, che segue lo scandalo su presunte ipotesi di corruzione che ha investito anni fa l’Ispettorato del lavoro di Catania. Dopo la requisitoria del pm Fabio Regolo, che il mese scorso ha chiesto quattro condanne e sei assoluzioni ai giudici del Tribunale di Catania, oggi è stato il momento dell’arringa del difensore di Antonino Nicotra, politico ed ex assessore del Comune di Catania.

Per Nicotra è stato già il pm a chiedere l’assoluzione. E oggi la parola è passata al suo legale, l’avvocato Tommaso Tamburino, che si è associato ovviamente alla richiesta di assoluzione formulata dal pubblico ministero, ma discutendo e sottolineando tutte le ragioni per cui – per la difesa – Nicotra deve essere assolto con formula piena. Va evidenziato che l’ipotesi iniziale di corruzione è già caduta da tempo, ridimensionata da un’ipotesi di abuso d’ufficio, che è oggi l’unica ipotesi per cui è sotto processo, in concorso con ex funzionari dell’Ispettorato del Lavoro di Catania.

L’accusa era che Nicotra avesse sollecitato all’Ispettorato la definizione di due sanzioni comminate a un’impresa, che si definirono poi con il cosiddetto “cumulo giuridico” e con una rateizzazione di 60 mesi. In sostanza, per l’imputazione, questa definizione della pratica sarebbe stata oggetto di un abuso, ma questa ipotesi era già caduta in aula, tant’è che il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione. Il difensore adesso ha ricordato che l’entrata in vigore della modifica del reato di abuso d’ufficio nel 2020 costringe a definire un reato specifico di abuso, che in questo caso non si configura perché non si sarebbe trattato di atti illegittimi, quelli definiti dall’ufficio in relazione alla pratica per cui sarebbe intervenuto Nicotra, ma di atti perfettamente legittimi perché la legge consente una discrezionalità ai funzionari in merito.

Non essendoci stata alcuna violazione di legge, secondo quanto ha ribadito l’avvocato Tamburino, l’imputato va assolto. I fatti risalgono al 2018, ma è chiaro che per il principio del favor rei si applica la normativa più favorevole all’imputato. La prossima udienza è in programma il 16 maggio, poi 23 maggio e 3 giugno, giorno in cui si dovrebbe arrivare a sentenza. Alla prossima udienza, ovviamente, continueranno le arringhe dei difensori, secondo una scaletta già programmata dai giudici.


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