SIRACUSA – Il blitz è scattato alle prime luci dell’alba, quando i carabinieri della Compagnia di Noto hanno eseguito otto ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Siracusa. In manette sono finiti Paolo Costa (54), Sebastiano Costa (28 anni), detto “masuddu”, e Lorenzo Attardo (32). Domiciliari per Fabio Bellomia (31), Giovanni Costa (29), Michel Dridi (25), Marco Italo Finocchiaro (24) e Agostino Gregorini (23). Secondo l’accusa, gli otto – tutti residenti ad Avola – erano specializzati nello spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio del comune del siracusano.
Secondo l’accusa, gli otto – tutti residenti ad Avola – erano specializzati nello spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio del comune del Siracusano. “Con questa operazione abbiamo cercato di arginare il fenomeno dello spaccio nella città dell’esagono”, spiega il capitano Gennaro Micillo. “Il nostro è stato un lavoro di indagine mirato ad individuare le nuove figure che si affacciavano all’attività illecita con clienti anche molto giovani”, puntualizza ancora parlando degli arrestati come di “spacciatori al dettaglio”.
L’indagine nasce nel novembre 2011. Gli accertamenti ed i riscontri effettuati, anche attraverso intercettazioni telefoniche, avrebbero consentito di documentare l’esistenza di una florida rete di spacciatori che, sia presso le proprie abitazioni che a bordo di automobili in giro per il comune di Avola, cedevano stupefacente a tossicodipendenti abituali ed a saltuari consumatori. Il volume di affari viene definito “ingente”, come testimonierebbe il sequestro di 16 mila euro in contanti, probabile provento dell’attività illecita.
Sequestrati anche 390 grammi di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, eroina, hashish e maijuana). Lo spaccio, che si sviluppava nell’arco dell’intera giornata, costituiva la principale o esclusiva fonte di guadagno per la maggior parte degli indagati che, anche dopo gli arresti in flagranza, avrebbero continuato imperterriti nella loro attività delinquenziale, cercando di variare le modalità e tempistiche delle loro azioni per aggirare i controlli dei carabinieri. Gli otto si rifornivano da Catania e, saltuariamente, anche da Palermo. I Costa avrebbero utilizzato anche la loro attività di compravendita di latticini come copertura per lo spaccio. Anche per questo lo stupefacente veniva indicato nelle conversazioni come “ricotta”. In altri casi, la droga, nascosta in barattoli interrati in una località di campagna, era chiamata “cenere”. Da qui il nome dell’operazione.