"L'avvocato e i soldi del boss" | Mafia e affari, nove arresti - Live Sicilia

“L’avvocato e i soldi del boss” | Mafia e affari, nove arresti

Foto d'archivio

Il nucleo di Polizia valutaria alza il livello investigativo e arresta un noto civilista con studio a pochi passi da via Libertà. Ecco chi sono i professionisti che avrebbero riciclato i soldi e gestito il patrimonio dei clan Madonia, Galatolo e Graziano. ASCOLTA LE VOCI - IL VIDEO.

PALERMO – Dietro il volto pulito di uno stimato professionisti ci sarebbero gli affari sporchi della mafia palermitana. Un blitz dei finanzieri del nucleo speciale di Polizia valutaria alza il livello investigativo. L’avvocato Marcello Marcatajo, 69 anni, avrebbe riciclato i soldi delle famiglie Galatolo e Graziano.

E’ finito in manette assieme ad altre otto persone. Immobili, società, conti correnti: il civilista sarebbe la mente economica di una mafia che ha investito soldi a palate. Altro che gli spiccioli raccolti con il pizzo. È stato Vito Galatolo, boss dell’Acquasanta, l’ultimo dei pentiti di mafia, a mettere a verbale la storia del professionista con studio in via Enrico Albanese, a pochi passi dalla centralissima via Libertà, nel cuore del salotto di Palermo. Avrebbe iniziato intestandosi un paio di appartamenti finendo per mettersi a disposizione dei clan nella gestione di grosse operazioni finanziarie.

I racconti di Galatolo iniziano in lire e finiscono in euro. Ha ricostruito venticinque anni di investimenti. Prima erano affari edilizi con i mafiosi che divennero palazzinari e costruirono abitazioni in mezza città. Poi, con la crisi del mattone, hanno dovuto diversificare. Il punto è che – nonostante indagini, processi e sequestri – le famiglie Galatolo, Graziano sono rimaste indissolubilmente legate grazie al denaro e agli affari con un’altra dinastia mafiosa, quella dei Madonia di Resuttana.

Nel 2012 Vincenzo Graziano era detenuto al carcere Pagliarelli di Palermo. Aveva un chiodo fisso: assicurare lo stipendio ai fratelli Madonia. Anche a Vito Galatolo, come lui stesso ha raccontato, spettava lo stipendio: “La famiglia Graziano ha sempre mantenuto la mia famiglia, mensilmente quando chiedevo a chiunque di loro mi davano circa dai 5.000 ai 7.500 al mese; qualunque fosse la richiesta, loro non mi facevano problemi”. E non potevano fare altrimenti, ha raccontato sempre Galatolo, “fino agli anni Novanta mio padre gestiva tutto ed era socio dei Graziano al 50% e l’altro 50% veniva suddiviso fra i Graziano e i Madonia. I Graziano perciò non hanno mai pagato il pizzo nei loro cantieri perché mio padre era socio loro”.

I verbali del collaboratore di giustizia hanno dato il via alle indagini patrimoniali. Quella sfociata nel blitz di oggi è solo una parte degli investimenti. La ricerca si è spostata anche all’estero.

Lo spaccato che viene fuori dall’inchiesta dei finanzieri ci descrive una mafia ricca e potente. I clan Madonia, Galatolo e Graziano, negli ultimi decenni, sono stati colpiti, oltre che dagli arresti, anche dai sequestri. Il vortice degli affari, però, non si è interrotto. Insospettabili professionisti lo avrebbero alimentato, tra cui il civilista arrestato stamani, come ha ricostruito nei mesi scorsi il mensile S. Alcuni di loro oggi sono stati smascherati dall’inchiesta della direzione distrettuale antimafia, coordinata dal procuratore Lo Voi, dall’aggiunto Teresi e dai sostituti Del Bene, Luise, Picozzi, Scaletta e Tartaglia.


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