SANT’ALFIO. Tavoli sporchi, avanzi di cibo sulle sedie, macchie appiccicose sul pavimento. E’ la prima scena che si è aperta agli occhi degli assistenti sociali comunali, nel corso di un controllo a sorpresa compiuto a fine febbraio scorso, all’ingresso della comunità per minori stranieri di via Paoli a Sant’Alfio, gestita dalla cooperativa Esperanza di Mascali. Una cooperativa già balzata agli onori della cronaca, nell’ottobre dello scorso anno, per la presunta aggressione di uno dei dipendenti della struttura, Francesco Sagone, ai danni di uno degli ospiti stranieri. Un episodio accaduto in un’altra sede, a Nunziata di Mascali, gestita però dalla stessa cooperativa.
In blitz è stato compiuto dopo le numerose segnalazioni pervenute agli uffici comunali sulle gravi condizioni di disagio patite dagli ospiti della comunità. Condizioni igieniche spaventose pure in cucina e nelle camere da letto, dove i minori sono stati trovati a dormire su spogli materassi, tra sacchi pieni di rifiuti e piatti sporchi. Nei bagni, occupati da panni maleodoranti e sudici, stessa situazione di degrado.
Dalla dettagliata relazione dell’ufficio servizi sociali del comune di Sant’Alfio, inviata al primo cittadino Giuseppe Nicotra, ai carabinieri della locale stazione e al presidente del tribunale per i minori di Catania, emerge un quadro a dir poco desolante. Nonostante le rigide temperature che si registrano nel piccolo comune pedemontano, spesso in inverno sotto zero, all’interno della comunità, sono stati gli stessi ospiti a raccontarlo, i termosifoni non verrebbero mai accesi, nemmeno durante la notte. Per questo motivo, infreddoliti, dormirebbero vestiti, non con indumenti però adatti al clima. In dotazione nessun capo di lana e giubbotto. Solo un pantalone, una maglietta ed una felpa. A coprirli durante la notte un’unica coperta. Diverso invece, lo sottolineano gli assistenti sociali nella relazione, l’abbigliamento dell’educatore presente che, oltre ad essere dotato di una stufa elettrica in camera, vestiva con un maglione di lana imbottito, un giubbotto e persino la sciarpa.
La struttura, una villetta su due livelli di recente costruzione, complessivamente è parsa assolutamente inadeguata.
L’Ufficio Igiene dell’Asp di Giarre, allertato dai carabinieri di Sant’Alfio, ha compiuto un immediato sopralluogo. Ma nonostante le evidenti condizioni di degrado non ha disposto l’immediata chiusura, concedendo dieci giorni di tempo ai responsabili della cooperativa e della comunità, Rosaria Pellizzeri e Isabella Vitale, per adeguare la struttura.
Nel nuovo sopralluogo, questa volta preannunciato, la situazione non è cambiata di molto. Aldilà degli ambienti un po’ più puliti, sono state trovate ancora una volta temperature inadeguate, con i termosifoni spenti e nessun piumone sui letti, ma solo una leggera trapunta in più.
Inaccettabile se si considera che in quella struttura sono ospitati dodici ragazzi, per ognuno dei quali la cooperativa percepisce quotidianamente poco più di 50 euro a testa. A conti fatti in un anno sono oltre 200mila euro.
Il business dell’accoglienza di stranieri, minori e non, si conferma un piatto ricchissimo che fa gola a tanti. E in un momento di grande emergenza, con l’aumentare dei flussi migratori, si allargano anche le maglie dei controlli alle strutture, chiamate ad ospitare i migranti anche in assenza di adeguata documentazione.
Dai contatti con gli uffici regionali è emerso, infatti, che la cooperativa Esperanza, dopo aver presentato nel maggio dello scorso anno istanza d’iscrizione all’albo regionale delle comunità alloggio per minori, non avrebbe mai integrato la documentazione richiesta dai competenti uffici, risultando così priva di alcuna autorizzazione, nemmeno temporanea.
Intanto nei giorni scorsi sarebbe stato disposto, dopo le segnalazioni pervenute, il trasferimento di alcuni minori in strutture più adeguate in altre province. La comunità però resta aperta e pronta ad accogliere nuovi ospiti.