CATANIA – Borse di studio e alloggi per gli universitari: da anni un tasto dolente. Specie quando la rappresentanza degli studenti entro gli organi appositi risulta nulla. “Idoneo ma non assegnatario” è una condizione che coinvolge la maggior parte degli universitari siciliani, iscritti all’anno accademico 2017/2018, che hanno partecipato al concorso per le borse di studio. La contraddizione non può che gravare maggiormente sui fuorisede non vincitori della borsa che hanno richiesto l’alloggio, costretti a gravare sulle famiglie per affitti mensili, bollette e viaggi. In seguito alla proposta di legge “All-In per il diritto allo studio” partita il 9 Aprile 2016 da un’ iniziativa popolare e presentata in Parlamento con più di 50.000 firme, il fondo per il diritto allo studio era peraltro aumentato. La Sicilia è, infatti, passata da 12,5 milioni del 2016 a più del doppio, 25,7 milioni dell’anno successivo. Questo non ha però portato ai risultati che si speravano. E’ partita allora, tra gli studenti di tutti gli Atenei regionali, una raccolta di firme: l’iniziativa ha visto in prima linea le associazioni universitarie UniAttiva per l’università di Palermo, Koinè e Nike a Catania, Chirone per l’ateneo di messinese, e gli studenti Alfredo Antieri ed Eleonora Agnello dall’università degli studi Kore di Enna. In tal modo è stata formulata la richiesta: “Alla luce dell’aumento dei fondi destinati alle borse di studio, dalle continue richieste da parte degli studenti e delle famiglie siciliane, chiediamo al Commissario Straordinario dell’ERSU di Palermo ed Enna, ai Presidenti dell’ERSU di Catania e di Messina, che tutti gli studenti ritenuti idonei per reddito e merito possano effettivamente usufruire delle borse di studio che permettano loro un sereno svolgimento della carriera accademica (…) erogate improrogabilmente entro il 31 Gennaio di ogni anno accademico”. Concordi gli esponenti dei vari raggruppamenti studenteschi. Così rileva Chiara Puccio, senatrice accademica e coordinatrice dell’associazione UniAttiva: “Assistiamo da anni ormai sempre alla stessa storia: studenti che per il reddito familiare avrebbero diritto ad avere una borsa di studio e che invece non riescono ad ottenere quei fondi che possono garantire loro un dignitoso percorso universitario. Chiediamo un atto di responsabilità e di apertura all’amministrazione regionale, per far sì che il diritto allo studio sia realmente garantito a tutta la comunità studentesca”.
L’ateneo palermitano sta tuttavia cercando di aggirare il problema, ci ha detto la Puccio. “Il Rettore ha agevolato gli studenti con un reddito annuo fino a 13mila euro: pagano solo la tassa regionale, quindi si possono iscrivere con 140 euro”. La senatrice accademica palermitana, idonea alla borsa di studio nel 2012, l’ha ricevuta solo dopo diversi anni. Giuseppe La Porta, coordinatore dell’associazione Koinè, ribadisce l’importanza dell’ERSU soprattutto per quegli studenti che oggi vivono situazioni poco agiate e che grazie ad esso possono svolgere i propri studi universitari. “E’ incredibile che da più di due anni questi enti siano commissariati, mentre entro il consiglio di amministrazione mancano i rappresentanti degli studenti che lo stesso ente dovrebbe tutelare.” In modo simile afferma Alessandro Bella, presidente dell’associazione Nike : “Le richieste degli studenti sono fondamentali per garantire un futuro migliore agli studenti e quindi alla nostra stessa terra. Ma dobbiamo tornare ad essere rappresentati nei CDA dell’ERSU: l’ente doveva essere riformato, ma l’unico risultato è stata l’esclusione dei rappresentanti”. Gabriele Monterosso, consigliere del CNSU iscritto all’ateneo catanese e presidente dell’associazione Arcadia, fa riferimento agli analoghi stanziamenti a livello europeo, di fronte ai quali l’Italia non figurerebbe al meglio: “Capiamo che un adeguamento immediato ai livelli europei di investimento in materia di diritto allo studio risulterebbe poco realizzabile. Sappiamo anche, però, che se cominciamo con piccoli passi potremo cambiare poco per volta il futuro di alcuni ragazzi. Parliamo di giovani che vengono definiti bamboccioni quando vedono come unica alternativa valida quella di volare all’estero.” Un aumento del fondo per il diritto allo studio è visto come necessità. Toni decisi ed entusiastici quelli di Eleonora Agnello, studentessa della Kore di Enna: “L’inizio della crisi ha segnato un crollo delle iscrizioni, specie per gli studenti dalla minori possibilità economiche. Non ci si rende conto di quanto pesino le tasse, d’altro canto è impensabile domandare agli studenti ciò che a loro spetta di diritto. L’università non può essere indifferente di al disagio. Ho deciso di prendere parte a quest’iniziativa e di coinvolgere tre università (Palermo, Catania e Messina) per innescare una rivoluzione: è l’occasione per iniziare a cambiare le cose che non vanno. Non ci fermeremo davanti al primo no, ci vorrà ben altro”. All’articolo 34 della Costituzione si richiamano gli estensori della petizione: questo, ribadendo l’apertura della scuola e l’obbligatorietà dell’istruzione inferiore, afferma poi: “I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Diritto reso effettivo, appunto, mediante borse di studio e mezzi analoghi, per i quali esistono appositi concorsi. La legge esiste da oltre 70 anni: se ne sollecita unicamente l’applicazione.