Botta e risposta sul |Centro di Prontoterapia

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05 Settembre 2014, 12:44

3 min di lettura

Egregio Direttore,

ho letto la replica del Commissario dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro, Paolo Cantaro, e sento la necessità di puntualizzare .

Innanzitutto, va detto che il dott. Cantaro, anche se solo implicitamente, dà riscontro di quanto ho denunciato in ordine alla richiesta fideiussoria, certamente illegittima e che ribadisco essere abnorme.

Sorprende che sia lo stesso Commissario ad ammettere candidamente che la lettera di invito, cioé la “lex specialis”, non prescriveva alcuna fidejussione e sulla base di tale normativa le aziende hanno lavorato per più di un anno, sopportando ingenti spese.

Sostiene il dott. Cantaro, però, che la richiesta di fidejussione «è stata richiamata, come eventualità da concordarsi in sede di redazione del contratto ad aggiudicazione intervenuta, in una lettera di chiarimenti inviata alle ditte dietro espressa richiesta delle stesse».

Sul punto va chiarito che la risposta dell’azienda recitava testualmente : «le somme ammesse a finanziamento saranno corrisposte a S.A.L. nel rispetto della normativa di riferimento; si precisa che in sede contrattuale è intendimento inserire clausola che impegni il R.T.I. a ogni S.A.L. corrisposto, all’emissione di polizza fideiussoria a garanzia della realizzazione della complessiva opera».

Il tenore della nota dell’Azienda appariva, invero, chiaro; traspariva, pacificamente, l’intenzione della Stazione appaltante di apporre una clausola contrattuale impossibile che avrebbe frustrato l’impegno e il lavoro della ditta vincitrice.

Come può ora il Commissario sostenere la natura eventuale della richiesta? Come può il Commissario ammettere, seraficamente, l’ultroneità della richiesta alla lex concorsualis? Ed ancora: perché l’Azienda Ospedaliera ha richiesto alle aziende il ricorso a un mezzo non previsto dal Codice degli appalti né da altra normativa di riferimento e, per di più, al di fuori della lex concorsualis?

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Infine, mi si consenta di osservare che è realmente sorprendente che il Commissario consideri, da bravo burocrate, la procedura corretta e virtuosa per aver rispettato la tempistica concordata con Bruxelles, anche se la gara è andata deserta ed il Centro non verrà mai realizzato. In sostanza: è più importante aver rispettato i tempi di durata della gara che la realizzazione del Centro di Protonterapia, voluto da Bruxelles.

Si consideri che l’Amministrazione avrebbe potuto, legittimamente, riaprire la procedura ai sensi dell’art. 57 del Codice degli Appalti, ma ha preferito chiudere le operazioni e rischiare di perdere il finanziamento. Infatti, in data 5 novembre 2013, a distanza di soli 5 giorni dal termine ultimo per la presentazione delle offerte economiche, con una solerzia sorprendente per la burocrazia regionale, una lettera a firma del Dirigente Generale Dott. Salvatore Sammartano chiedeva che le somme che la Regione aveva impegnato ( 5 milioni su 112) venissero rimodulate. Cosa poi avvenuta.

 

Rimane, quindi, la domanda da porgere non al Commissario dell’Azienda ma al Governo della Regione, sul perchè questo cambio di indirizzo, questa contraddizione radicale rispetto a quanto sostenuto ( 11 Marzo 2013 ) dall’Assessore Borsellino in Commissione Sanità in cui ha dichiarato “che qualora la Regione dovesse dubitare della bontà del progetto catanese si priverebbe di una importante opportunità di inserimento nei circuiti internazionali sia per l’aspetto clinico che per la ricerca scientifica”.

Perché traspare evidente la volontà politica di privarsene.

 

Giuseppe Scuderi

 

Pubblicato il

05 Settembre 2014, 12:44

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