MISTERBIANCO (CATANIA) – Picchia con un manganello del karate la compagna 21enne. Poi le stringe il collo con le mani, fermandosi solo quando si è accorto che la ragazza stava rischiando di morire. E il tutto, davanti agli occhi terrorizzati dei figlioletti di 1 e 2 anni, perché aveva sentito chiudersi una porta, dalla mamma di lei che tornava a casa, e aveva creduto che da casa fosse uscito l’amante di lei.
Alla fine il 25enne è stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e portato in carcere a Piazza Lanza. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del comando provinciale e della Tenenza di Misterbianco, è successo tutto ieri mattina. L’accusa è aggravata dall’aver agito in presenza dei figli minorenni.
I maltrattamenti e l’episodio finale
Una serie di condotte vessatorie, tali da integrare il reato di maltrattamenti, che sarebbero giunte al culmine nella mattinata. In preda a una gelosia ossessiva l’avrebbe picchiata, poiché convinto che lei avesse ospitato in casa, durante la notte, il suo amante. E quando si è svegliato sentendo chiudersi la porta, non capendo che era sua suocera che uscita da casa, ha dato di matto. Ha raggiunto la compagna in cucina, dove stava preparando il latte per i loro figli, cominciando ad accusarla di tradimento.
A nulla purtroppo sarebbero valsi i tentativi della ragazza di fargli comprendere l’assurdità di quelle insinuazioni. L’avrebbe minacciata di ucciderla e scioglierla nell’acido, aggiungendo di aver già preparato una fossa per sotterrarla in campagna. In un crescendo di violenza, l’avrebbe poi ingiuriata, sputandole in faccia e poi puntandole alla gola un coltello a serramanico. A quel punto l’avrebbe avvertita che l’avrebbe sgozzata, se lei non avesse ammesso di avere un altro uomo.
Il tentativo di strangolamento
A furia di spintoni, l’uomo avrebbe quindi fatto cadere la compagna, facendole sbattere la testa sul pavimento e poi, afferrato un bastone da difesa adoperato nelle arti marziali, ovvero un manganello estensibile con catena, l’avrebbe colpita sulle gambe e sulle braccia. Mentre lei era in terra, infine, avrebbe tentato di strangolarla sempre con quella catena, mollando la presa soltanto quando si sarebbe accorto che la donna stava diventando paonazza, perché non respirava più.
Avendo intuito la pericolosità della situazione, resa ancor più drammatica dal pianto dei loro bambini che assistevano alla scena, a quel punto la ragazza sarebbe stata costretta ad assecondarlo. Avrebbe detto che si, era vero, aveva un altro. Gli avrebbe pure fatto il nome di una persona che non c’entrava nulla, pur di farlo tranquillizzare. A quel punto lui avrebbe risposto: “Non ti ammazzo perché ci sono i bambini, ma se chiami i Carabinieri ti uccido!”.
La chiamata ai carabinieri
Poi, all’ora di pranzo, quando è rientrata sua madre, lui ha insultato anche lei, accusandola di coprire le “malefatte” della figlia, per poi arrivare a puntarle alla gola il coltello a serramanico adoperato prima dei confronti della compagna, minacciandola di morte. Lei è riuscita ad allontanarsi e a chiamare i carabinieri. A quel punto la pattuglia si è precipitata.
In una manciata di minuti ha raggiunto l’abitazione della famiglia, dove, nel frattempo, lui le avrebbe intimato di coprire i segni delle violenze con del make-up. Ma è bastato vedere lo sguardo atterrito dei bambini e della madre della donna per capire cosa era successo. Ora il maltrattatore è stato portato in carcere e la ragazza affidata a un’ambulanza.