PALERMO – Libero. Quindici mesi dopo l’arresto. Alessandro Costa lascia il penitenziario di Tolmezzo, in provincia di Udine. Il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato la custodia cautelare in carcere di colui che era stato definito “elemento di spicco della famiglia mafiosa dell’Uditore” e braccio destro del latitante Gianni Nicchi.
Appostamenti, pedinamenti, fotografie e intercettazioni non sono bastati a configurare e quantificare l’apporto di Costa nell’organizzazione mafiosa. Mancano i gravi indizi di colpevolezza. Era stata la Cassazione a chiedere una nuova valutazione della posizione dell’indagato, accogliendo il ricorso degli avvocati Michele Giovinco e Domenico La Blasca.
Costa, 28 anni, era stato arrestato nel luglio del 2011, nell’ambito dell’operazione Hybris che decapitò i mandamenti di Porta Nuova e Pagliarelli. Dalle carte dell’inchiesta vennero fuori i suoi rapporti con Nicchi. L’allora latitante ai lui si sarebbe rivolto appellandolo Puffo2 in alcune lettere. Un nomignolo per distinguerlo da Alessandro Sansone, altro giovane dell’Uditore, di cui Costa era considerato “il padrino”. Anche Sansone nei mesi scorsi è stato scarcerato con le stesse motivazioni di Costa.
Proprio ascoltando le conversazioni in carcere fra Alessandro Sansone e il fratello Salvatore i carabinieri ritennero di avere trovato la prova della partecipazione di Costa alla mafia. “Che significa a posto, è stato combinato?”, chiedeva Salvatore ricevendo risposta positiva con un cenno del capo: “Così già è, già è fatta, già è nata”. Voleva sapere chi avesse “combinato” Costa, ma Alessandro tagliava corto: “Ora basta perché altrimenti ci finisce peggio di quelli”, riferendosi a coloro che erano stati arrestati nell’operazione Perseo del 2008.
Il mega blitz dei carabinieri avrebbe contribuito a fare salire le quotazioni di Costa all’interno della decimata famiglia dell’Uditore dove, seppur giovane, era diventato un punto di riferimento. Sarebbe stato lui ad occuparsi di tutto: dall’organizzazione della festa di quartiere con le immancabili canzoni napoletane ai collegamenti con gli esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova, dall’assistenza dei parenti dei detenuti agli spostamenti dei familiari di Nicchi. Anche Costa, infatti, avrebbe partecipato all’organizzazione delle vacanze con i familiari dell’astro nascente di Cosa nostra.
Tutto questo, però, secondo la Cassazione prima e il Riesame oggi non basta a configurare e quantificare l’apporto di Costa all’organizzazione mafiosa.