Braccio di ferro sulle ex province |Nel caos slitta il voto - Live Sicilia

Braccio di ferro sulle ex province |Nel caos slitta il voto

Il governo Crocetta dovrà portare all'Ars un nuovo ddl che recepirà però solo in parte i rilievi di Palazzo Chigi. Su alcune norme si potrebbe andare allo scontro di fronte alla Consulta. Ma l'iter costringerà a rivedere la data delle consultazioni. Cracolici: "La legge Delrio non è il Vangelo".

PALERMO – Dopo l’impugnativa, tutto (o quasi) da rifare. Certamente andrà riscritta la data delle prossime elezioni per la guida di Liberi consorzi e città metropolitane. Il disegno di legge col quale il governo recepirà i rilievi del Consiglio dei ministri, infatti, ridisegnerà anche le “regole del gioco”. E così, sarà necessario dare un tempo necessario a tutti gli attori per “ripartire”.

Ma ripartire da dove? L’intervento del governo centrale è stato molto duro. Una impugnativa “condita” dalle dichiarazioni del sottosegretario siciliano Davide Faraone: “Se vogliamo costruire un rapporto sinergico con il governo nazionale – ha detto – dobbiamo puntare sulla credibilità della Sicilia. Fatti come questo la minano in maniera irrimediabile. E non è un caso isolato”. Uno schiaffo in pieno volto all’esecutivo, ma anche alla maggioranza politica che ha consentito l’approvazione di una legge fin dall’inizio a rischio “censura”. Nonostante si sia arrivati a questo testo in clamoroso ritardo e in un’era geologica diversa rispetto a quella in cui il presidente Crocetta annunciò: “Abbiamo abolito le Province”. E invece, adesso, il governo Renzi ha, nella sostanza, detto al governatore che dovrà munirsi di “carta carbone” e ricopiare per filo e per segno la cosiddetta legge Delrio sugli enti locali. Una legge “di sistema”, ha fatto sapere l’esecutivo romano, che comporta anche tagli alle spese che verrebbero in parte vanificati dal ddl della Regione siciliana.

Ma il governo Crocetta sembra intenzionato a lanciare la sfida. Stando a quanto trapela, infatti, l’esecutivo regionale non recepirà tutti i rilievi sollevati dal Consiglio dei ministri, e potrebbe avviare un braccio di ferro di fronte alla Corte costituzionale. Nella nota diffusa oggi da Palazzo Chigi, infatti, si fa riferimento alla possibilità di ritirare il ricorso (cioè l’impugnativa) a patto che Palazzo d’Orleans modifichi quel testo.

A prescindere però dalla “portata” del ritocco, è praticamente scontato lo slittamento della data delle elezioni del 29 novembre, già decisa dalla giunta regionale e apparsa in Gazzetta ufficiale. E la conferma arriva dal presidente della Commissione affari istituzionali all’Ars, Antonello Cracolici. Proprio quella commissione ha lavorato principalmente (è quella di riferimento per riforme di questo tipo) al testo approvato a fine luglio, e sarà la stessa a vagliare per prima il nuovo ddl al quale dovrà lavorare il governo Crocetta. “Mi pare scontato – ha detto Cracolici – che, cabiando le regole alla base delle elezioni, bisognerà anche spostare più in là la data delle consultazioni stesse”. E dopo l’approvazione in commissione, il ddl dovrà ricevere ovviamente il via libera dell’Assemblea regionale, per poi approdare (di nuovo) in Gazzetta ufficiale.

Ma sul merito dell’impugnativa, Cracolici definisce un po’ i confini di quello che potrebbe essere il prossimo “ring” istituzionale. “Va detto che la legge Delrio non è il Vangelo – ha precisato il presidente della prima commissione – e il ‘recepimento’ di cui si parla riguarda i principi della norma, non certo il dettaglio, visto che nel nostro ordinamento non è previsto il recepimento diretto”. E così pare che il governo regionale vada verso l’introduzione del voto ponderato (cioè il “peso” del voto di un sindaco, per l’elezione del presidente dei Liberi consorzi, dovrà essere proporzionale alla popolazione del Comune che è guidato da quel primo cittadino). Per il resto, le cose dovrebbero rimanere un po’ come sono. “Credo – ha spiegato sempre Cracolici – che alcuni rilievi del Consiglio dei ministri siano solo legittime valutazioni e opinioni, ma che non ci sia alcun profilo di incostituzionalità. Penso ad esempio – ha aggiunto – alla norma della Delrio che prevede la corrispondenza tra il sindaco della città metropolitana e quello del Comune più grande del territorio. Una norma sulla quale io ero d’accordo, ma che governo e Ars hanno deciso di cambiare. Nonostante ciò, non ritengo che quel passaggio sia illegittimo”.

Oltre al voto ponderato e all’automatismo per l’elezione del sindaco metropolitano, sono stati diversi i rilievi sollevati dal Consiglio dei ministri. Dal numero degli organi dei nuovi enti (quattro in Sicilia al posto dei tre a livello nazionale), al bonus previsto per i sindaci che andranno a guidare i Corsorzi (mentre nelle altre Regioni la carica sarà svolta a titolo gratuito), per giungere alla gestione dello smaltimento dei rifiuti, che la norma nazionale destina agli Ato mentre la legge siciliana indirizza anche ai comuni in forma singola o consorziata.

Ma su molti di questi punti il governo Crocetta sembra voler tirare dritto. Nonostante le divergenze, sul tema, tra il governatore e l’assessore alla Funzione pubblica Giovanni Pistorio, più incline a sposare una linea maggiormente “aderente” alla riforma Delrio. Così, si preannuncia un braccio di ferro di fronte alla Consulta. Solo l’ultima puntata di un pasticcio senza precedenti. Una legge “epocale” che sanciva, secondo le dichiarazioni del presidente Crocetta, il primato della Sicilia rispetto al resto d’Italia. Ma da prima Regione ad abolire e province, l’Isola è diventata l’ultima. Nel frattempo, sono cambiati quattro assessori alle autonomie locali, il governo è andato sotto più di una volta a Sala d’Ercole, le strade provinciali sono andate a pezzi, i dipendenti hanno più volte protestato per la paura sul loro destino. E soprattutto sono cambiate, tra fedelissimi, alti burocrati e cognomi noti, decine di commissari “straordinari”. Gli ultimi, quasi certamente, dovranno restare lì ancora un po’. La data del 29 novembre è da riscrivere. Così come l’epocale riforma delle Province. Un’altra volta.


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