PALERMO – C’è chi si rivolge al presidio territoriale Guadagna di via Villagrazia, chi va alla Guardia medica, gli anziani o coloro che hanno più difficoltà ad allontanarsi da casa ricorrono alla farmacia più vicina. Anche scegliere il medico di base, a Palermo, può diventare un’impresa ardua: lo sa bene chi abita nella seconda circoscrizione e in particolare nei quartieri di Brancaccio, della Bandita o di Acqua dei Corsari, dove i medici di famiglia sono sempre più rari.
Cercasi medico di base
I medici di base reclutati dalla Regione siciliana non sono infatti obbligati ad aprire lo studio nelle zone più scoperte della città e il risultato è che, fra camici bianchi che vanno in pensione e chi raggiunge la quota massima di 1.500 assistiti, non c’è più un posto libero per chi è alla ricerca di un nuovo professionista di fiducia. Una situazione che riguarda soprattutto le periferie dove chi resta senza un medico di base, perché magari cambia casa o più semplicemente perché quello di prima si è ritirato, è costretto a sceglierne uno che si trova magari lontano dall’abitazione.
“La gente è allo sbando”
“I medici di base dovrebbero essere come le farmacie, presenti ovunque – dice a LiveSicilia Pietro Muratore, titolare anche della farmacia di via Azolino Hazon a Brancaccio -. Qui però non ce ne sono più e così la gente è allo sbando: vengono da noi anche per le cose più semplici, come un consiglio sullo specialista a cui rivolgersi. Noi non possiamo prescrivere farmaci o ricette, né possiamo o vogliamo sostituirci ai medici ma la situazione è ormai catastrofica: in generale mancano i medici, ma in particolare c’è carenza di quelli di base che sono il perno della sanità pubblica”.
“Carenza in tutta la circoscrizione”
Situazione che, secondo il presidente della circoscrizione Giuseppe Federico, riguarda non solo Brancaccio ma anche la Bandita, Acqua dei Corsari e in generale la zona sud della città. “In tanti ci hanno segnalato questi disagi – dice Federico al nostro giornale – e il risultato è un via vai che interessa molte farmacie, divenute veri e propri ‘sportelli’ specie per gli anziani o per chi ha più difficoltà a raggiungere il Pta Guadagna o la Guardia medica. Così non si può andare avanti, serve un meccanismo che colmi ogni zona scoperta: chiediamo che la Regione intervenga e per questo abbiamo chiesto un’audizione alla commissione Sanità dell’Ars”.
L’Asp: “Nessun obbligo su dove aprire lo studio”
Il problema è frutto anche di un meccanismo che non tiene in considerazione le esigenze delle singole zone. Palermo rappresenta, da questo punto di vista, un unico ambito zonale e né le norme, né i contratti obbligano i medici a scegliere una via o un’altra sulla base delle richieste del territorio. “Ogni anno, in base al numero dei residenti comunicati dall’Istat a cui sottraiamo la fascia di età 0-14 che è di competenza dei pediatri, stabiliamo il numero di medici di base di cui c’è bisogno a Palermo – spiega Salvatore Vizzi, direttore del Dipartimento Cure primarie dell’Asp -. Il rapporto ideale è di un medico per mille assistiti e al momento in città sono previsti 505 medici di base, con 36 posti scoperti che colmeremo nel corso dell’anno. Carenze che comunichiamo all’assessorato alla Salute che provvede ad attingere da una graduatoria unica regionale, assegnando l’incarico a chi ne ha diritto. Ma il medico di medicina generale non ha, per contratto, alcun obbligo rispetto al punto in cui aprire lo studio”.
Il risultato è che molti preferiscono le zone più centrali della città. “Un problema simile lo abbiamo anche per i pediatri – continua Vizzi – ma da un paio d’anni, per limitare i disagi, abbiamo preso in considerazione i Pta che a Palermo sono cinque, restringendo così le zone che comunque rimangono molto ampie”.
“Nessuno sceglie le periferie”
“Chi prende la convenzione a Palermo preferisce le zone più centrali della città, se così vogliamo definirle, e il risultato è che quelle meno agiate restano scoperte – continua Muratore -. In molti si rivolgono così alle farmacie. Chi dovrebbe spiegare al paziente che deve rivolgersi all’ortopedico o al fisiatra o che può andare in uno specifico ospedale dove è attivo l’ambulatorio che cerca. Il rischio è che qualcuno finisca poi per non curarsi, per questo bisogna trovare al più presto una soluzione”.