A pochi giorni dalla nomina dei nuovi amministratori dell’aeroporto di Catania, il rinvio a giudizio per omissione e rifiuto d’atti d’ufficio -svelato da Ienesiciliane- del presidente in carica Gaetano Mancini pesa come un macigno. Pesa perché la “campagna elettorale” per il sostegno dei candidati presentati dai vari azionisti è stata giocata -oltre che sulle alleanze, anche sotto banco- soprattutto sul piano della legalità. Da una parte Confindustria, dall’altra la Camera di commercio guidata da Pietro Agen, in mezzo lo scambio di accuse al vetriolo condita dall’analisi dei certificati penali di amministratori nuovi e vecchi. E adesso, ciliegina sulla torta, il presidente uscente Gaetano Mancini, mentre punta alla riconferma, si ritrova con il cerino mano, unico imputato nella passerella che ha visto in rassegna parentele e certificati penali degli Ercolano tesserati -e incensurati- della Confcommercio, passando da passato e presente di Santo Castiglione, presidente dell’autorità portuale uscente che corre, con le stampelle, verso la presidenza della Sac. Non che la vicenda giudiziaria di Mancini possa essere lontanamente paragonata allo spessore della famiglia Ercolano a Catania, ma per la legge e a Catania anche questo fa riflettere, l’unico imputato della partita è lui: il presidente uscente.
LE ACCUSE. Nel decreto che dispone il giudizio, firmato dal Gip Luigi Barone si legge che Gaetano Mancini “quale presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante della Societa Aeroporto di Catania s.p.a., da considerarsi incaricato di pubblico servizio nell’ambito della gestione del servizio aeroportuale in ragione di concessione del Ministero per i Trasporti e l’Aviazione Civile, indebitamente, rifiutava un atto del suo ufficio che per ragioni di giustizia doveva essere compiuto senza ritardo”. “Segnatamente rifiutava -si legge ancora nel provvedimento- di dare esecuzione alla sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia in data 16.9.2008 che annullava l’aggiudicazione alla SECUREBAG ITALIA s.r.l. dello svolgimento del servizio di imballaggio bagagli su area aeroportuale in sub-concessione, nonché non ottemperava nel termine di giorni trenta agli atti di diffida della ditta SI.BA s.n.c. che, conformemente al giudicato amministrativo ed ai sopra menzionati pareri, richiedeva di essere immessa nel suddetto servizio”.
LA DIFESA. “Ho piena fiducia nella Magistratura – dice l’ing. Gaetano Mancini – nella consapevolezza di avere agito solo ed esclusivamente nell’interesse aziendale. Mi viene contestato infatti che, nella qualità di Presidente della Sac SpA, avrei ritardato a dare esecuzione alla sentenza del CGA della Regione Sicilia che aveva disposto l’annullamento dell’aggiudicazione ad una ditta della gara per l’imballaggio bagagli presso l’aeroporto di Catania. Occorre precisare che il corrispettivo offerto dalla ditta resa aggiudicataria dalla SAC era pari nel quinquennio ad euro 1.250.000 a fronte di circa euro 660.000 che costituiva il corrispettivo offerto nel quinquennio dalla ditta resa invece aggiudicataria dal CGA. Quindi, visti i maggiori introiti, con la scelta adottata avrei avvantaggiato la SAC che, come è noto, non è costituita da privati ma interamente da enti pubblici. Peraltro non ho mai avuto deleghe relative alle attività commerciali e tutte le decisioni sono state condivise in Consiglio di Amministrazione SAC sulla scorta di specifici pareri legali. Quindi in sintesi: fiducia nella Magistratura e serenità nella consapevolezza di avere agito nel pieno rispetto della legge ed esclusivamente nell’interesse della SAC”.