A quanto pare, sulla spiaggia di Mondello e sulle cabine (sì o no?), esistono le tracce di una disfida eterna. Antichi documenti riporterebbero una polemica feroce sul tema tra un tale Totuccius Pastacufurnus e un certo Ciccius Calzonius. Come effettivamente la pensavano non è dato avere notizie. Sappiamo soltanto che, da bravi palermitani, se uno diceva bianco, l’altro rispondeva nero.
Ricostruzione fantasmagorica a parte, è vero che sulle famosissime cabine di Mondello che, quest’anno, causa Covid, non saranno montate, esiste una robusta divisione che si tramanda di padre in figlio. C’è chi le ama e c’è chi le odia. Non sia mai che si riesca a trovare una posizione mediata.
Eppure, perfino quelli che non le sopportano – anche se non l’ammettono – ne hanno subito, almeno una volta, il fascino popolare.
Quel folclore, cioè, per cui, generalmente, un abitante della suddetta cabina (Mondellanus Cabinatus) si sente un re, nella propria dimora, manco a dirlo, regale. Come in possesso di uno status symbol, non soltanto di qualche metro di spazio. Ecco perché, nel corso del tempo, sulla sabbia si è deposta una consistente mitologia.
Già si è scritto della nonna in tappine e della suddetta pasta al forno. Ma c’è molto di più.
C’è la cabinetta bifamiliare che si trasforma in un deposito gigantesco, nonostante le dimensioni, tanto da ospitare le caravelle di Colombo smontate in piccoli pezzi. C’è la nostalgia del Lemonissimo, per i patiti degli anni Ottanta. C’è la squadra avvistamento-meduse che si forma tra i volontari nei cortili, prontissima lanciare altissime grida di allarme (‘Accura ca c’è a mevosaaaaaaa!!!!’) alla benché minima ombra sospetta, quasi che sul litorale si fosse appena materializzato lo squalo del film, con relativa musichetta. C’è la famiglia panzuta che sistema le sedie e divora otto pezzi di rosticceria cadauno, attendendo poi cinque ore sotto il sole rovente, prima del tuffo. Ci sono ancora le partite a carta e le schitarrate romantiche. E sempre resistono i sogni di coloro che si baciarono all’ombra del legno.
Ma la disputa è continuamente vissuta ed è stata riproposta anche in occasione del provvedimento di sicurezza preso per necessità di Covid.
Sui social la discussione impazza: chi non vuole le cabine (rovinano il paesaggio, è l’accusa) fa molto rumore, ma si ha come l’impressione che tantissimi siano, magari in silenzio, gli aficionados. E ci sono i puristi che vorrebbero, a Mondello, una sempiterna spiaggia libera. Tuttavia, osservando le condizioni della sabbia la domenica sera, proprio su quest’ultimo punto all’ordine del giorno è lecito, almeno, dubitare. Chissà come la penserebbero Ciccius e Totuccius.