TRAPANI – Alessandro Calori spera che la vittoria con il Novara sia il primo passo per un nuovo cammino, e non un episodio isolato. Allora quale miglior occasione per proseguire questo cammino, se non quella rappresentata dalla gara sul campo della Pro Vercelli. Il mister granata presenta così l’ultima gara prevista prima della chiusura del mercato, con un’apertura sul futuro di Nicola Citro, sempre più richiesto: “Più lavoro con questi ragazzi, e più dico loro che chi vuole giocare nel Trapani deve avere grandi motivazioni – dichiara Calori – più che un grande nome. Sono cose che ripeto anche alla stampa da quando sono qua. Questa mentalità non dico che è entrata in maniera viscerale, preferisco l’azione alle parole, e i ragazzi sembra che stiano capendo cosa fare. Stanno diventando sempre più coesi, chi arriva qua deve avere caratteristiche che non è facile trovare. Non siamo fermi, stiamo cercando dei giocatori che si adattino. Stiamo lavorando ad esempio in difesa, come in ogni finestra di mercato bisognerà forse attendere fino alla fine, non mi strappo i capelli in base al mercato. Numericamente serve gente, ma quelli che ho stanno crescendo, anche chi non gioca. Inserire un giocatore tanto per farlo non serve, ma il campionato è lungo e dobbiamo sfruttare ogni energia nuova che potrà arrivare”.
Più che al mercato, però, Calori pensa soprattutto alla gara di Vercelli. Una sfida contro una squadra che va fortissimo in casa, e che lo stesso tecnico ha studiato a fondo in vista del match di sabato: “A me interessa che si pensi alla gara di sabato. La Pro Vercelli è una squadra che sta costruendo pian piano la sua salvezza, in casa ha perso solo una volta e fuori casa potrebbe avere delle difficoltà. Ha tanti giovani interessanti che stanno crescendo, ma detto questo conosciamo più o meno le loro caratteristiche, anche se potrebbero cambiare sistema di gioco. Non so se Vives ci sarà, Aramu è un giocatore conosciuto da Longo ai tempi di Torino e anche voi conoscete, ha talento. Vorrei però che noi puntassimo soprattutto su noi stessi e cercassimo di migliorare l’interpretazione delle partite, cercando di essere anche camaleontici e avere uno spirito più forte. Chi gioca deve farlo sapendo che c’è gente che può entrare al suo posto, stiamo lavorando in maniera intensa e non molleremo fino alla fine”.
Calori risponde ad una domanda ben precisa, relativa a ciò che ha sentito dentro subito dopo il fischio finale della sfida vinta con il Novara, e nelle ore successive al match del “Provinciale”: “Subito dopo la partita ho avvertito lo stesso sentimento vostro, se si vince una partita dopo tanto tempo è chiaro che si possono dire tante cose. La medicina migliore è sempre una vittoria, specialmente se al termine di una gara affrontata bene. Ho sentito una scossa, non sembrerò molto emotivo ma vivo le cose in maniera viscerale. È stata una liberazione, ma ho pensato subito dopo a come organizzare la prossima partita e a non abbassare la guardia, questo è solo l’inizio di un percorso nuovo. Non leggo mai la classifica perchè ora non è il caso di sprecare le energie in questo caso, voglio utilizzarle per il futuro e non ho tempo per distrarmi. Abbiamo voluto prenderci la vittoria attraverso le nostre giocate, la voglia di non perdere. Dopo essere andati in svantaggio poteva avvenire un’altra reazione, invece sono contento di quel che ho visto e capisco che nella testa dei ragazzi sia scattato qualcosa”.
Un Calori che si rende conto dell’importanza del suo compito e del suo lavoro. Non solo come allenatore e preparatore della squadra sul piano tattico, ma anche come uomo in grado di portare la sua esperienza di campo al servizio dei suoi giocatori, giovani e meno giovani: “Ho avuto anche la fortuna di fare il calciatore, quindi certe sensazioni le percepisco perchè le ho vissute in prima persona. L’esperienza che posso trasmettere, anche in momenti di sconforto, mi aiuta anche ad usare le parole giuste. Io non devo occuparmi solo di tattica, devo anche capire i ragazzi e devo lavorare con loro per cambiare volto ad una stagione complicata. È una missione, ma la sto trovando fantastica perchè la vivo come se fosse una cosa mia, e insieme ai ragazzi vorrei portarla a termine”.