CATANIA. L’unica notizia certa è che sul caso della Candelora sia in corso un’indagine. Tutto il resto resta con il dovuto condizionale. Lunedì i portatori del Cereo degli Ortofrutticoli, con il dirigente Mario Maniscalco in testa, sono stati ascoltati in via Ventimiglia per raccontare la loro versione. E cioè che quella “annacata” in via Torre del Vescovo era solo una prova per la “registrazione” delle corde e nulla c’entrava con il boss che vive proprio in quella strada. Ogni sospetto sarà chiarito dalle verifiche che la Squadra Mobile sta eseguendo.
Un’altra cosa però è sicura. La Procura di Catania vuole vederci chiaro su questa vicenda. “Questo fatto della Candelora noi lo esamineremo con grande attenzione – afferma Giovanni Salvi. Stiamo facendo delle indagini che sta conducendo la Squadra Mobile e che noi seguiamo direttamente”.
Il Procuratore di Catania non sottovaluta questo tipo di commistioni, tra religiosità e crimine. “Purtroppo siamo convinti, – afferma Salvi – ma non solo per Sant’Agata, ma per un ragionamento basato sulle conoscenze di come funzionano le organizzazioni criminali che c’è la possibilità di esporre la propria forza criminale, la propria potenza all’interno delle manifestazioni religiose, dal battesimo, alle prime comunioni, al matrimonio fino al funerale, per arrivare poi a queste grandi occasioni collettive. Bene questo – ribadisce il magistrato – è uno dei punti fondamentali della manifestazione di potenza”.
E Salvi per rendere più chiara e semplice la sua analisi si affida ad un film cult del grande schermo. “Dall’altra parte – spiega – per rimanere alle fonti cinematografiche che tutti conoscono, basta ricordare nel Padrino il ruolo che ha il battesimo. Mentre il Padrino rinunzia a Satana, nello stesse ore organizza l’omicidio dei suoi rivali, oppure il funerale del padre dove la presenza di una serie di boss dimostra la forza criminale del Padrino”.
Ma anche la realtà ci rimanda scene simili. “L’anno passato – racconta il magistrato – un nostro lavoro ha documentato come il funerale di un esponente criminale ammazzato sia diventato una vera e propria manifestazione di forza”.
“La nostra attenzione verso la festa di Sant’Agata è fortissima”. Afferma Salvi. Da poco è iniziato anche il processo in appello riguardante proprio l’infiltrazione della festa terminato in primo grado con delle assoluzioni. “Siamo convinti anche che il tribunale, – spiega il Procuratore – e lo abbiamo scritto nei motivi d’appello, abbia sottovalutato gli elementi che noi avevamo portato, ritenendo che l’accusa fosse correlata a vantaggi di carattere economico diretto provenienti dalla festa di Sant’Agata. Il punto non è questo. Il fatto ad esempio di essere davanti al fercolo o avere numeri 1 e 2 delle tessere della congregazione che organizza la manifestazione è di per sé una manifestazione di potenza – incalza – che poi veniva spesa dall’organizzazione nelle sue attività illecite”.
Qualcosa di positivo secondo Salvi l’inchiesta sulla festa lo ha portato. E le parole del Procuratore sono senza filtri: “Anche le gerarchie ecclesiastiche hanno finalmente compreso – che devono riportare questa cerimonia alla sua originaria ispirazione religiosa evitando che sia possibile che essa diventi invece un luogo di manifestazione e di sfoggio di potenza criminale”.