Onorevole Musumeci, quando un’ordinanza del presidente della Regione viene impugnata dal governo nazionale – mi esprimo in linea generale e mi scuso anticipatamente per l’estrema sintesi – e tale impugnativa, finalizzata intanto alla sospensione urgente dell’esecutività dell’atto amministrativo sub iudice, è accolta cosa fa un presidente della Regione? Si consulta con i suoi uffici circa la solidità giuridica del decreto monocratico cautelare di accoglimento dell’istanza, attende l’udienza collegiale di trattazione del ricorso (non siamo ancora al merito) dove saranno ascoltate le parti se lo richiedono – in sede di decretazione monocratica cautelare, non impugnabile, il presidente del Tar ha la facoltà non l’obbligo di sentire i contendenti – e sulla base dell’ordinanza del tribunale amministrativo valuterà se appellarsi o meno al CGA (Consiglio di Giustizia Amministrativa). Semplice. Ecco come si comporta, ci corregga se siamo in errore, un uomo delle istituzioni.
Ripeto, qui non stiamo esaminando la questione specifica, l’ordinanza n. 33/2020 con cui lei voleva imporre la chiusura degli hot spot e dei centri di accoglienza migranti in Sicilia, lo abbiamo già fatto con il nostro precedente articolo su Livesicilia. No, stiamo cercando di capire se lei ha agito, abbia avuto o meno ragione nelle motivazioni a monte della scrittura dell’ordinanza delle polemiche, da uomo delle istituzioni o da uomo di parte.
Sa perché mi pongo e pongo questa domanda? Perché un uomo delle istituzioni, al di là della normale contesa politica, non fa delle dichiarazioni di reazione. Un uomo delle istituzioni non aggredisce un potere costituzionale dello Stato, pilastro di ogni democrazia degna di tal nome, attraverso basse insinuazioni nei confronti di un magistrato che fino a prova contraria, non prodotta, svolge il suo lavoro in modo imparziale. Un uomo delle istituzioni segue un percorso legale e legalitario, usa, se lo ritiene, i mezzi di resistenza messi a disposizione dall’ordinamento giuridico e non semina il sospetto di “compiacenze” tra giudici e Palazzo Chigi; non fa credere all’opinione pubblica che Conte o Lamorgese si possano scegliere il magistrato amico (esiste il principio costituzionale, art. 25, del “giudice naturale”); non lancia una guerra santa contro dei fantomatici poteri forti sol perché è stato emesso un provvedimento giudiziale che non le piace. Ma lei, presidente Musumeci, pur rappresentando la più alta carica istituzionale della Sicilia sembra, lei lo negherà e le crediamo, ma così potrebbe apparire, stia confondendo le istituzioni con l’arena politica in senso partitico e per giunta provocando scontri istituzionali senza precedenti. Non è il modo migliore per “difendere” la Sicilia e i siciliani dall’indifferenza dello Stato come da sua affermazione, né in tempo di Covid-19 né mai.
Sarà un capo partito, allora, un capo popolo, un acceso sostenitore dei diritti all’incontrario (migranti, difendo la vostra dignità buttandovi fuori dalla Sicilia, dove finirete non sono affari miei), per carità, legittimo, ma non anche un uomo delle istituzioni. Quindi, ha ragione Roberto Puglisi quando invita a darci tutti una calmata. Cominci lei presidente, dia l’esempio, si riveli uomo delle istituzioni.