CATANIA – “In merito alla recente divulgazione di notizie relative agli ultimi sviluppi dell’indagine svolta dalla commissione regionale antimafia su presunte infiltrazioni nel Consiglio Comunale di Catania – afferma la Raciti – dopo un’attenta disamina delle notizie emerse e dei commenti susseguenti, auspicando che con la presente nota si chiuda una delicata parentesi della vita del Consiglio Comunale della città di Catania caratterizzata, a mio avviso, più dalla ricerca dello scoop come strumento di battaglia politica che dall’attenzione ai fatti e alle, eventuali e ancora da provare, responsabilità, intendo precisare quanto segue. Il lavoro svolto dall’attuale amministrazione comunale di Catania dalla data del proprio insediamento ad oggi, più volte suffragato da votazioni espresse dal Consiglio Comunale a supporto di tale lavoro, è stato sempre rigoroso e scrupoloso per ciò che attiene al rispetto della legalità formale e sostanziale degli atti prodotti ed è stato portato avanti in un clima di leale confronto e fattiva collaborazione, nel rispetto dei ruoli e delle prerogative di ciascun organo, con il complesso delle autorità civili e militari operanti nel territorio catanese”.
La presidente elenca quanto fatto dall’assise cittadina in questi anni, ricordando la “costituzione in giudizio del Comune di Catania come parte civile nei processi di mafia, le modifiche apportate al Piano Urbanistico Attuativo del lungomare Playa volte ad un minore e più funzionale sfruttamento del territorio rispetto alle precedenti previsioni, il protocollo di legalità stipulato con l’Agenzia nazionale anti corruzione e gli altri atti richiamati nelle recenti prese di posizione dal Sindaco Enzo Bianco e da esponenti dell’amministrazione e dei partiti politici che la sostengono, sono solo alcuni degli esempi che si possono richiamare per chiarire la cornice di riferimento entro la quale l’amministrazione ed il Consiglio Comunale hanno scelto di operare – prosegue.
In tale contesto, pur non negando che Catania è ancora oggi (così come numerose altre realtà del Sud del Paese) una città difficile, nella quale la presenza ed il radicamento della criminalità organizzata e non mirano a restringere gli spazi della convivenza democratica e a drogarne le regole di funzionamento soprattutto nei quartieri periferici e più popolosi e in alcuni settori dell’economia, le scelte fin qui operate dal Consiglio Comunale non sono mai apparse, dal mio punto di osservazione, figlie di interessi illeciti e/o contrarie a ragioni di interesse pubblico”.
“Credo che a questo, e cioè alla finalità degli atti votati e delle deliberazioni assunte in seno al Consiglio Comunale, anzitutto, bisogna prestare attenzione se si vuol esprimere un giudizio corretto circa l’eventualità di un condizionamento dell’organo stesso. Viceversa si incorre nell’errore o nella strumentale scelta di prefigurare scenari apocalittici, politicamente disastrosi, nei quali tutto è grigio ed indistinto, senza che si possa, d’altro canto, contestare alcun comportamento illecito in capo a nessuna delle persone spiacevolmente coinvolte in questa vicenda.
Non essendo ancora ufficialmente a conoscenza del contenuto degli atti che compongono il fascicolo dell’inchiesta portata avanti dalla commissione regionale antimafia (di cui si è appreso, a più riprese, da indiscrezioni giornalistiche) non ritengo utile entrare nel merito dei fatti oggetto dell’indagine e mi limito a restituire al mittente qualsivoglia tentativo, palese o malcelato, di delegittimare nella sua azione il Consiglio Comunale che mi onoro di presiedere, senato della città nel quale siedono, fino a prova contraria, degni rappresentanti di Catania, democraticamente e liberamente scelti dalla cittadinanza, sulla cui onorabilità non è rispettoso dubitare in assenza di fatti che ne accertino eventuali responsabilità di carattere personale.
Non ritengo altresì utile che su questa vicenda ci si confronti in una seduta di Consiglio Comunale come è stato invece richiesto da taluni esponenti politici della città: il lavoro ancora in corso della commissione nazionale antimafia da una parte e della procura di Catania dall’altra, si gioveranno certamente più di una fiduciosa e silente attesa che non di altisonanti prese di posizioni pubbliche da parte di esponenti politici.
Di converso, chiedo alla commissione nazionale antimafia di conoscere in ragione del mio ufficio gli atti contenuti nel fascicolo dell’indagine della commissione regionale antimafia, dando la mia disponibilità, se lo si ritenesse utile, a collaborare con l’attività che quell’organo vorrà svolgere per far chiarezza sull’attività del Consiglio Comunale e sul paventato rischio di un condizionamento dello stesso.
Infine, come ho già fatto mesi addietro, con l’obiettivo di far finalmente e definitivamente luce su questa vicenda che già troppe ombre ha gettato sul nome della città di Catania e sul Consiglio Comunale ed al solo fine di dare alla città oggettivi elementi di valutazione su questi fatti, reitero la richiesta agli organi competenti di compiere in tempi certi tutti gli atti necessari a definire la vicenda in questione”.