CATANIA – Ancora nessun risvolto nella vicenda del vetrista di Sigonella, Carmelo Cocuzza, licenziato in maniera illegittima dal governo statunitense. Questo ciò che è emerso dalla conferenza stampa avvenuta stamani in Sala Russo, sede della Cgil di Catania. “Gli USA non vogliono accettare l’evidenza di una sentenza e di una causa vinta, e non capiamo il perché”, afferma Margherita Patti, segretaria generale della Filcams Cgil “Noi non ci arrenderemo e continueremo a sostenere il lavoratore, anche per dare un segnale al Governo in merito al ruolo della Cgil” insiste.
Dello stesso avviso Giacomo Rota, segretario generale Cgil “Non accettiamo la sufficienza dimostrataci dagli americani, non si possono aspettare 16 anni per avere giustizia, è inammissibile per uno stato democratico quali sono gli USA. Si tratta di un fatto assolutamente grave.”. Diversi gli approcci di Cocuzza, che si è visto proporre un risarcimento ma non ha mai potuto discutere il proprio reinserimento lavorativo, messo fuori discussione dagli americani, che hanno rifiutato le varie proposte in trattativa. “Abbiamo provato tutte le strade – sostiene l’uomo – ma purtroppo dopo la sentenza non abbiamo ricevuto nessuna risposta e quando io e il mio legale ci siamo presentati a Sigonella, siamo stati cacciati via”.
Dopo continue porte in faccia da parte della base militare, lo scorso 9 Luglio è stato deciso di procedere con il pignoramento, per tre volte precedentemente ritirato, nei confronti del quale gli USA hanno fatto ricorso. Tuttavia l’uomo non ha ancora un lavoro, sebbene sia stato scagionato dalla legge italiana dalle accuse di presunta falsificazione dei cartellini. “Non ci sto ad essere definito come il furbetto dei cartellini, anche perché ho dimostrato che si tratta di un licenziamento confezionato in tutti e tre i gradi di giudizio. Per questo faccio un appello al Ministro del Giustizia Orlando e a quello della Giustizia Gentiloni.” conclude Cocuzza . Appello che si pone in linea con le dichiarazioni del suo legale, Concetta La Delfa, che afferma “ Ci saremmo aspettati un intervento più incisivo e pregnante del Ministero e dell’Ambasciata Italiana, visto che si tratta di un caso con evidenti risvolti diplomatici”.
Lo Stato italiano, come è emerso, è direttamente coinvolto nella vicenda sia a livello di rispetto della propria legislazione, sia a livello prettamente pecuniario. “Possiamo soltanto continuare a richiedere che la legge sia rispettata – dichiara La Delfa – e proporre azioni giudiziarie per il pagamento della retribuzione maturata dal mio assistito, in quanto per legge reintegrato. Senza considerare – spiega – i problemi di natura contributiva che diventano diplomatici poiché il governo degli USA deve versare i contributi a Inps e Inail e quindi allo Stato. Si tratta in definitiva di una vicenda delicata e dai mille risvolti, che l’Italia non può relegare in secondo piano ”.