CATANIA – Una storia che risale al 2012. Paolo Rino Torre, proprietario di un bar di Acireale, è protagonista di una aggressione e di false accuse perpetrata da tre poliziotti. Uno di loro è stato condannato per calunnia e falso in primo grado, mentre gli altri due sono stati assolti. La sentenza di assoluzione dei poliziotti era stata impugnata dalla Procura Generale, che aveva già avocato a sé l’indagine. Ma nel corso della prima udienza dinanzi la Corte d’Appello di Catania, la pg ha annunciato di volere rinunciare all’atto di appello. Il legale della parte offesa, l’avvocato Giuseppe Lipera, ha inviato una lettera al Procuratore Generale per manifestare “sgomento” per quanto annunciato. ,
Nell’atto di appello la pg ha “evidenziando tanto le lacune dell’iter motivazionale della sentenza – scrive Lipera nel comunicato stampa – quanto le tante, troppe, prove che conducono inequivocabilmente a fondamento delle dichiarazioni del Torre”. La rinuncia dell’atto d’appello per il penalista sarebbe “un gesto senza senso ed assolutamente inspiegabile che farebbe del Torre non solo l’ennesima vittima di abusi e violenze da parte di certi “servitori dello Stato” ma anche vittima del sistema “giustizia”, perché così facendo gli autori del suo pestaggio rimarranno certamente impuniti”.