Renna rampogna la classe politica: a quando uno slancio di dignità?

Renna rampogna la classe politica: a quando uno slancio di dignità?

La politica, in particolare, è chiamata a rispondere con serietà.

C’è una immagine sopra le altre che resterà scolpita sugli annali della festa di sant’Agata. Quella di monsignor Luigi Renna che decide di affrontare la tradizionale (e tragica) salita di via Sangiuliano assieme ai devoti e stando pochi passi dal maestro del fercolo. Un modo per annusare l’odore delle pecore (nel senso cristiano e pastorale) – così come vuole papa Francesco dai vescovi di tutto il mondo – e condividere la responsabilità assieme a chi sta guidando uno degli snodi nevralgici delle processioni agatine.

Il messaggio arriva forte e chiaro. E fa il paio con quanto detto in almeno tre occasioni. Parole come pietre. Un profondo atto d’accusa rivolto alla classe dirigente di questa città, colpevole di aver abbandonato il volante. Di essere venuta meno al proprio ruolo.  

L’arcivescovo di Catania ha parlato di esempi. Con l’immagine della martire Agata sempre sullo sfondo, ha evocato la testimonianza di tre araldi contemporanei: don Pino Puglisi, il giudice Rosario Livatino e di fra Biagio Conte. Tre siciliani. Tre uomini in carne e ossa che hanno abbracciato “la propria croce” e affrontato le fasi ultime della propria esistenza con parole lucide. 

Renna ha parlato con estrema chiarezza. Suscitando persino imbarazzo tra i politici che lo hanno ascoltato. Quasi fosse arrivato una schiaffo sulla loro coscienza. Durante il messaggio alla città, ha addirittura detto i nomi di quei luoghi periferici abbandonati alla loro marginalità. Non ha lasciato nulla al caso. L’arcivescovo ha ribadito, con una iperbole che non può restare inascoltata, che chi decide di assumere incarichi pubblici non può avere pendenze giudiziarie.

Un richiamo che va alla recente storia cittadina e che va messo in relazione con il dramma di una città che “ha una parte dei propri cittadini ai domiciliari”. L’invito è ancora una volta alla coerenza. Ma anche al principio di uguaglianza. 

Insomma, il neo arcivescovo ha voluto mettere – fuori di metafora – la chiesa al centro del villaggio. Un villaggio attualmente disastrato e sfiduciato, ma chiamato a rimettere nuovamente le mani sul volante del proprio destino sulla scorta di un incrocio ben preciso: le prossime elezioni. C’è chi ha annunciato addirittura che avrebbe deciso del proprio destino politico sulla scorta delle pulsioni raccolte durante le processioni. Di certo c’è – e sono i numeri e gli orari della festa a dimostrarlo – che Catania ha voglia di riprendere fiato. Ma non può essere festa tutti i giorni.

Renna ha rivolto parole impegnative. Chi sarà in grado di raccogliere il suo messaggio e farlo diventare proposta? La politica, in particolare, è chiamata a rispondere con serietà a una chiamata. Non fosse altro che in questi giorni è stata abbondantemente chiamata in causa e rampognata. Serve dunque uno slancio di dignità. E anche un pizzico di orgoglio.  


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