Catania bene Comune: |"Non bisogna semplificare" - Live Sicilia

Catania bene Comune: |”Non bisogna semplificare”

"L'ennesima guerra tra poveri - scrivono gli attivisti - ci trascina in uno scontro in cui rischiano di prevalere violenza verbale, razzismo e classismo".

dopo i fatti del lungomare
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CATANIA – Non si placa la polemica su quanto accaduto domenica scorsa in occasione di Lungomare Liberato. Ma, dopo le prime dichiarazioni a caldo, da parte un po’ di tutti, sembra essere arrivato il momento della riflessione e della proposta. Come quella di Catania Bene Comune che, sull’episodio di violenza, ma anche sulle condizioni di sofferenza generale della città, ha inviato una nota. Eccola.

“I fatti accaduti domenica 12 ottobre al Lungomare di Catania accendono i riflettori sulla crisi economica, sociale e culturale che vive da anni la città di Catania. Non si tratta, purtroppo, di fatti isolati o isolabili ma dell’emersione della punta di un iceberg composto da disagio sociale, violenza, degrado culturale, dispersione scolastica, abbandono delle periferie e dei quartieri, dominio mafioso, assenza di lavoro e povertà. La città tutta ha il dovere, con forza e senza reticenze, di esprimere solidarietà e di dimostrare vicinanza e sostegno a Raffaele Lo Savio e a tutte le donne e gli uomini che hanno subito un’ingiustificabile aggressione solo perché transitavano su una strada che l’amministrazione comunale ha concesso di chiudere al traffico per 6 ore, un giorno al mese.

Presi a pugni e insulti perché transitavano sullo stesso tragitto di una manifestazione promossa da Confcommercio, evidentemente incapace, insieme alle forze dell’ordine, di garantire il corretto e pacifico svolgimento della legittima protesta. Compito dei soggetti sociali, politici, dell’amministrazione, delle associazioni, degli organi di stampa che si occupano della città, se non si vuol fare ancora più male a Catania e a chi la vive, è aprire una riflessione lucida e complessiva sulle condizioni della città, che non scada nella semplificazione di una fantomatica guerra tra “paninari e ciclisti”, “abusivi e cittadini per bene”.

L’ennesima guerra tra poveri che, anche inconsapevolmente, ci trascina in uno scontro in cui rischiano di prevalere violenza verbale, razzismo e classismo. Si tratta di una via complessa, non priva di contraddizioni, che ci impone di ragionare senza far prevalere la rabbia per ciò che è avvenuto.

A nostro avviso, l’unica strada sensata da percorrere. È evidente che se basta la chiusura al traffico di una strada a scatenare una simile cieca violenza, la città tutta si avvicina a un punto di non ritorno e diventa impellente reagire collettivamente al disastro sociale e culturale che essa vive. È altrettanto evidente che la criminalizzazione senza se e senza ma di alcune attività commerciali, dell’abusivismo generico, è una reazione ottusa che dimostra drammaticamente che la morte di Salvatore La Fata, venditore ambulante abusivo e illegale, datosi fuoco in risposta a un sequestro di merce da parte della polizia municipale, non ci ha proprio insegnato nulla. La legalità o cammina di pari passo con la giustizia sociale oppure diventa l’arma dei più forti e dei più ricchi contro i più deboli determinando quel tessuto sociale nel quale si annidano e prosperano i clan mafiosi.

È drammatico che i nemici di chi vuole una città vivibile, pulita, a misura di donna, di uomo e di bambino diventino “i paninari” o “i mammoriani”, mentre l’amministrazione comunale concede le aree verdi per l’edificazione di centri commerciali, continua a regalare spazi per costruire parcheggi e non rafforza i servizi pubblici. Un’amministrazione comunale che si nasconde dietro operazioni di facciata e sembra più interessata alla propaganda che alla reale soluzione dei problemi. Sono fermi da anni i lavori per l’apertura di via Alcide De Gasperi, vera alternativa per il traffico che transita sul lungomare e unica occasione per liberare definitivamente l’accesso al mare.

Così come sembra destinata a restare disattesa la promessa della realizzazione di una pista ciclabile al lungomare i cui lavori, come campeggia su un count-down promosso dall’associazione Salvaiciclisti, dovrebbero iniziare il 21 novembre di quest’anno. È ugualmente tragico che i nemici dei commercianti, falcidiati dalla crisi, dalla recessione e dalla mancanza di potere d’acquisto diventino “i ciclisti”, mentre i governi della città, della regione e della nazione continuano a regalare centinaia di miliardi di euro alle grandi banche mettendo in ginocchio l’economia e facendo pagare alle fasce più deboli i debiti, figli della speculazione finanziaria.

È in questa guerra tra poveri, in questo artificiale scontro tra “civiltà” che il potere tenta di alimentare se stesso e la realtà rischia di apparire immutabile. È questo il meccanismo che abbiamo il dovere di stravolgere, anche a Catania, proprio a partire dalla nostra città. La costruzione di una città diversa non può passare né attraverso la conservazione della situazione attuale né attraverso l’arroganza di un’amministrazione, priva di una visione complessiva sulla città, che impone di scegliere, come se fossero davvero elementi in contrasto tra loro, o la vivibilità o il lavoro.

Un’amministrazione che millanta un cambiamento nelle conferenze stampa ma garantisce gli stessi sistemi di potere nelle sedi istituzionali senza aprire alcun confronto e nessun meccanismo democratico di partecipazione nelle scelte. La sfida di oggi non si può limitare a liberare solo il Lungomare, abbiamo il dovere di liberare Catania dal degrado, dall’abbandono, dalla solitudine di chi subisce la crisi, dalla violenza, dalla dispersione scolastica che genera ignoranza, dall’intolleranza, dal razzismo…oltre che dalle macchine.

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