Catania, Cosa Nostra, dai baci agli affari musicali: alla sbarra i boss di Picanello

Cosa Nostra, dai baci agli affari musicali: i boss di Picanello

Le richieste di pena dei pm. La sentenza attesa in autunno.

CATANIA – “Enzo Dato era responsabile del gruppo di Picanello fino al momento di essere stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione nel 2021”. Le parole sono quelle del pm Rocco Liguori.
Le ha pronunciate durante la requisitoria del processo – stralcio abbreviato – frutto dell’inchiesta Picaneddu che l’anno scorso ha messo ko la cellula dei Santapaola del quartiere Picanello. Un gruppo tra i più potenti e autonomi di Cosa nostra catanese nato già ai tempi dell’investitura di padrino di Nitto Santapaola e che aveva come ‘padre criminale’ il capodecina Carletto Campanella.

Il blitz da cui è scaturita l’udienza preliminare è proprio quello in cui è stato arrestato Dato (dopo qualche giorno di latitanza) ed è stato citato dal sostituto procuratore di Catania parlando delle dichiarazioni dell’ultimo pentito dei Santapaola Salvatore Scavone, ex reggente dei Nizza. Che ha raccontato il 25 febbraio scorso che “dalla sua ultima scarcerazione nel 2020 fino alla sua latitanza il gruppo di Picanello era composto da Enzo Dato e Peppe Russo”.
Dato, infatti, è uno degli imputati del rito abbreviato. Per lui la richiesta avanzata al gup da Liguori e la pm Lina Trovato è stata di 13 anni. Ma è nei confronti di Pippo Russo e Carmelo Salemi, considerati ai ‘vertici’ della cellula mafiosa catanese, che è stata chiesta la pena più dura: 14 anni e 9 mesi. L’impianto accusatorio si fonda anche sulle parole di Antonio D’Arrigo, detto Gennarino, ex soldato del clan che ha raccontato affari (anche economici) del gruppo santapaoliano. Ed è nel ‘ramo’ economico che si inserisce Giovanni Comis a cui i carabinieri hanno confiscato una casa discografica di neomelodici (La Q Factor Records) che per la magistratura è stata ‘realizzata’ con il reimpiego dei capitali illeciti. Già condannato per mafia nel processo Orfeo, il boss storico è accusato di intestazione fittizia e auto riciclaggio. Per lui la richiesta di pena è di 4 anni.

A completare il quadro probatorio ci sono decine di intercettazioni e anche video che mostrano anche baci tra ‘affiliati’, come quello tra Enzo Scalia e Pippo Russo. Il primo è una vecchia conoscenza dei Santapaola di Picanello con diversi anni di carcere alle spalle. Ora ne rischia altri 13: questa è stata la richiesta avanzata dai pm al gup. Completano il parterre degli imputati i fratelli Marco e Giovanni Frazzetta (la richiesta è di 11 anni), Francesco Testa (richiesta di 9 anni), Andrea Caruso (richiesta di 11 anni) e Veneziano Rudi (richiesta di 2 anni). La requisitoria dei pm si è svolta in estate, così come anche le arringhe di diversi difensori. La sentenza è infatti attesa in autunno.

Le richieste di pena chieste dai pm Rocco Liguori e Lina Trovato nel dettaglio sono le seguenti: Andrea Caruso 11 anni 1 mese e 1 giorno, Giovanni Comis 4 anni e 12 mila euro, Vincenzo Dato 13 anni e 4 mesi, Giovanni Frazzetta 11 anni 1 mese e 10 giorni, Marco Frazzetta 11 anni 1 mese e 10 giorni, Giuseppe Russo, 14 anni e 8 mesi, Carmelo Salemi 14 anni e 8 mesi, Vincenzo Scalia 13 anni 4 mesi, Francesco Testa 9 anni e 4 mesi, Veneziano Rudi 2 anni e 1200 euro.


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