CATANIA – Un terzo degli inquilini non paga, o paga in ritardo: è il dato che si ricava dalle somme sui canoni incassati nel 2020 dall’Istituto autonomo case popolari di Catania, che nell’ultimo anno per cui ci sono dati aggregati ha comunicato di aver recuperato da morosità regresse circa un milione su quasi quattro di canoni totali. La somma però non dice tutto, dato che il blocco delle azioni giudiziarie e del recupero di morosità deciso per la crisi del Coronavirus ha fermato i pagamenti e i recuperi. Così, mentre l’istituto si prepara a fare partire un progetto sperimentale di riscossione, il presidente Angelo Sicali fa sapere che è possibile pagare il proprio canone d’affitto anche con il reddito di cittadinanza.
Gli immobili
Lo Iacp di Catania gestisce circa 8500 alloggi in tutta la provincia, da dividere tra 7681 unità abitative e 1087 cantine e garage di pertinenza degli alloggi stessi, per un valore totale di 135 milioni di euro. Sempre di competenza dello Iacp sono 391 locali con uso diverso dall’abitazione, il cui valore è di 19 milioni di euro. Gli immobili sono di proprietà dello Iacp, della Regione o di altri enti, come alcuni alloggi per le forze dell’ordine che l’Istituto gestisce per conto della Prefettura. I canoni per ciascun alloggio sono determinati dalla legge, e variano a seconda del reddito. Si parte da un minimo di 52 euro al mese a un massimo di 209 euro.
I canoni e le morosità
L’ultimo anno per cui ci sono cifre aggregate sui canoni incassati dallo Iacp è il 2020, quando l’istituto ha raccolto in totale 4,5 milioni di euro, tutti relativi a fitti da alloggi di proprietà Iacp o di altri enti, fitti da locali commerciali, fitti da alloggi e locali di proprietà regionale. Più di tre milioni di euro in totale sono stati incassati da reversali di competenza, ovvero dalla raccolta regolare dei canoni che gli assegnatari hanno versato all’Istituto nel corso del 2020. La somma restante, circa 1,1 milioni di euro, è derivato da “reversali residui”, ovvero da recupero di morosità di cui lo Iacp era creditore.
In altre parole, per il 2020 un terzo delle entrate dello Iacp era dovuto a persone che non avevano pagato il proprio canone di affitto. Ma si tratta, fanno sapere dall’Istituto, di cifre che non raccontano del tutto la realtà. Bisogna considerare infatti che il 2020 è stato un anno di raccolta più bassa del normale, a causa della crisi del Coronavirus che ha bloccato le procedure di sfratto e tutta l’attività giudiziaria di recupero crediti, che lo Iacp svolge in proprio.
In più, i dati non contengono gli effetti di una decisione presa dalla Regione. A raccontarla è Angelo Sicali, presidente dello Iacp Catania: “Da aprile di quest’anno la Regione ha deciso di erogare un bonus per l’affitto, per cui quelli che non hanno pagato il canone per l’alloggio popolare avranno la cifra coperta dalle casse regionali, per andare incontro a chi ha avuto problemi a causa della pandemia. Aspettiamo il decreto da un momento all’altro – dice ancora Sicali – e anche a fronte di entrate minori sappiamo che le cifre cambieranno grazie a nuove entrate”.
Le possibilità di pagare e il progetto
Il recupero delle morosità è un punto ben presente nei ragionamenti del presidente Sicali, da otto mesi alla guida dello Iacp: “È un problema comune – dice Sicali – e stiamo cercando di fare partire delle iniziative per essere più capillari e vicini all’utenza”. Come, ad esempio, l’informazione. Pochi sanno che gli assegnatari di edilizia popolare possono pagare il canone con la quota B del reddito di cittadinanza. Lo Iacp non può sapere chi dei suoi affittuari è percettore del reddito di cittadinanza, per questo dai suoi uffici si invita ad approfittare di questa possibilità. È prevista, inoltre, la partenza di rateizzazioni per chi avesse molti arretrati da recuperare.
L’altra idea in campo, per ora sperimentale e limitata solo alla città di Catania, è quella di affidare a una società esterna l’attività di recupero crediti: “Siamo 40 dipendenti e gestiamo 8500 alloggi – dice Sicali – stiamo facendo dei concorsi ma nel frattempo dobbiamo fare i conti. Data la particolare platea e la necessità di avere supporti quanto più importanti ed efficaci, abbiamo pensato, in attesa di un bando vero e proprio, a un progetto sperimentale di esternalizzazione del servizio di riscossione morosità, concentrato solo sulla città di Catania. Questo per capire che tipo di segnali emergeranno da questo tipo di affidamento. Puntiamo a un bando successivo nei prossimi due anni, ma certamente abbiamo bisogno di capire un po’ qual è il tipo di reazione che troveremo”.