CATANIA – La Procura di Catania ha chiesto 24 anni di carcere per l’assassino della 69enne di Centuripe, nell’Ennese, Concetta De Bormida. La donna fu volutamente investita a morte nella zona industriale di Catania, il 10 giugno 2023.
L’imputato è l’operaio Piero Maurizio Nasca, che travolse con la sua auto la vittima e la moglie, Anna Longo. Accusava la vittima di fare pressioni sulla moglie per allontanarlo. Adesso il Pm, nella sua requisitoria, ha riconosciuto all’uomo, reo confesso e detenuto a piazza Lanza dal giorno del delitto, la seminfermità mentale.
La prossima udienza
Il processo riprenderà il prossimo 11 ottobre, con le arringhe dei legali di parti civili: i familiari della vittima sono assistiti dall’avvocato Emanuela Fragalà, la signora Longo dall’avvocato Nicoletta Pistarà. L’assassino è difeso dall’avvocato Fabio Presenti.
Le udienze si celebrano dinanzi alla Corte d’assise, quarta sezione penale, presidente Maria Pia Urso. L’assassino, come detto, ha più volte reso dichiarazioni ed ha confessato e poi ha in parte ritrattato di aver avuto volontà di uccidere, dicendo che voleva solo mettere paura alla vittima.
La dinamica
Una tesi singolare, considerato che per “mettere paura”, come ha affermato ha travolto due persone con la sua Opel Meriva per più di una volta. Nel corso delle indagini, la difesa ha fatto acquisire alla Procura la documentazione clinica dell’indagato. Nasca aveva infatti aggiunto di esser stato per tre anni in cura al Sert di Giarre e di esser stato ricoverato a Trecastagni.
La difesa ha poi chiesto una perizia psichiatrica. Nella sua confessione, aveva aggiunto che a un certo punto, quella mattina, vedendo la signora De Bormida, gli si sarebbero, riportiamo letteralmente, “uniti i fili”. L’imputato aveva raccontato inoltre le accuse che rivolgeva alla signora, che per lui “metteva sempre battibecchi” tra lui e sua moglie.
La confessione
E quando le due donne, dopo essere state in clinica, si sarebbero allontanate da lui, sarebbe scattato “un attacco”. “Cercavano di evitarmi mentre camminavano – aveva raccontato – e allora mi è preso un attacco e le ho investite. Le ho investite due volte, poi mi sono allontanato e mi sono tornato al bar, dove ho chiamato il 113 e ho detto quello che avevo fatto”.