CATANIA – “La marijuana che vendono, chiamata “magnà”, è veramente potente. L’ho consumata personalmente e ha prodotto in me dei forti effetti allucinogeni”. È la testimonianza di un tossicodipendente catanese. Dopo aver litigato con la madre, per le sue continue richieste di soldi per il crack, di fatto si era trasferito a San Berillo. Qui un gruppo di nordafricani, arrestati dalla Squadra mobile e dal Commissariato centrale, vendeva stabilmente, secondo gli inquirenti, marijuana, hashish e crack.
A raccontare la sua storia agli agenti è stato proprio lui. “Mi trovavo nel quartiere dove mi avete controllato – così ha detto – in quanto purtroppo sono assuntore di droghe ed in particolare di crack”. La sua è una delle tante storie dei tossicodipendenti che frequentano il quartiere, ripetutamente bloccati dalla polizia dopo gli acquisti di droga. Di queste attività, nel corso delle indagini, la polizia ne ha svolte a decine. Alcuni ‘clienti’ hanno risposto alle domande. Gli arrestati, su ordinanza del gip Daniela Monaco Crea, sono stati 36, più due obblighi di dimora.
La storia: “Frequento San Berillo da 6 anni”
La sua storia, nello specifico, risale allo scorso giugno. In quel periodo lui era andato a vivere nel quartiere. Ma senza un tetto sulla testa. “Negli ultimi giorni – ha riferito – ho vissuto in strada per alcuni dissapori con la mia famiglia, dovuti proprio alla mia dipendenza dal crack”.
Ha riferito agli agenti di fare uso di marijuana da diversi anni. “E da da circa un anno – ha sottolineato – anche di crack”. Comprava la droga, così ha specificato agli investigatori, che lo hanno sentito nell’ambito dell’inchiesta, “proprio nel quartiere San Berillo – che frequento da circa 6 anni – da vari soggetti di colore che vivono lì e a me noti”.
“Alcuni sono particolarmente cattivi e pericolosi”
Un altro tossicodipendente ha riferito di aver comprato la droga a San Berillo almeno 100 volte. Poi un giorno sarebbe stato vittima di un’estorsione. L’estorsione riguarderebbe un debito contratto per l’acquisto di varie dosi di crack. A un certo punto, in pratica, gli spacciatori gli avrebbero presentato il conto. E non aveva scelta. Solo dopo ha deciso di smettere di drogarsi.
È stato sempre lui a riferire della brutale violenza degli spacciatori nordafricani. Tra coloro che ha riconosciuto, “alcuni sono particolarmente cattivi e pericolosi”. “Ricordo – ha raccontato – un episodio occorso fra gennaio e febbraio di questo anno, nel corso del quale, mentre mi trovavo a San Berillo al fine di acquistare del crack, ho assistito al pestaggio di un uomo che conoscevo di vista per averlo notato, in altre occasioni, mentre acquistava stupefacente lì sul posto”.
Il pestaggio di un cliente che non aveva pagato
E ancora: “Nel corso di questo episodio, il soggetto che ricordo come un uomo di circa trentacinque anni è stato picchiato selvaggiamente dai pusher da me riconosciuti (…). Ad essi, nel corso delle violenze, si sono aggiunti anche altri uomini di colore che tuttavia, in considerazione della concitazione del momento, non sono in grado di riconoscere”.
“Solo dopo la cessazione del raid punitivo – ha concluso – ho capito che la vittima era stata picchiata poiché colpevole di non aver saldato un debito contratto, nei giorni precedenti, in seguito all’acquisto di stupefacente”.

