CATANIA- La città è rimasta letteralmente sconvolta dal blitz della Polizia nei principali ristoranti e bar etnei (LINK). Sconvolta perché quei luoghi rappresentano un punto di riferimento della “Catania bene” e col tempo sono diventati cartina tornasole della città.
Sono i posti in cui la notte insegue il giorno, dove i conti, spesso salati, sono allietati da pietanze prelibate e vini pregiati. Dove incontri l’amico del liceo, il collega di lavoro o di partito, dove consumare una cenetta o un aperitivo romantico.
Quello che tutti si chiedono è cosa accade dentro le cucine di quei locali divenuti quasi un’istituzione.
Lo spaccato che viene fuori dall’operazione eseguita dalla task force per la verifica delle condizioni ingienico sanitarie è desolante: cibi al limite della putrefazione, prodotti alimentari scaduti, vasche di ethernit per l’acqua potabile, sporcizia e il tentativo di truffare i clienti, in un modo o in un altro. A ciascuno è stata contestata una o più irregolarità.
A fare le verifiche non è stata una pattuglia di sprovveduti, il Questore ha lavorato in silenzio diversi mesi per mettere su un’unità di esperti che comprende personale della Polizia scientifica, dell’Asp 3, Inail, Vigili del fuoco, Ispettorato del lavoro e Polizia municipale. Un pool di esperti che ha appena iniziato a lavorare tanto che si preannuncia un vero e proprio terremoto.
A Catania, mettere gli imprenditori della gastronomia davanti al rispetto delle regole è semplicemente epocale.
Può sembrare strano, ma i catanesi non si accontentano. Attraverso i commenti inviati a LivesiciliaCatania hanno chiesto al Questore di continuare a indagare e di estendere le verifiche anche a paninari e “arrusti e mancia”. E qui entrano in ballo quelle domande che farebbero rabbrividire chiunque: Come può un camioncino senza servizi igienici né acqua potabile, assicurare una corretta somministrazione dei cibi venduti notte e giorno? Chi controlla la provenienza degli alimenti? Da dove provengono le tonnellate di carne di cavallo arrostite ogni giorno in via Plebiscito?
Per troppo tempo troppi occhi sono rimasti chiusi e la consuetudine è divenuta legge. A Catania il paninaro può fare pipì dietro il furgone e poi impiattellare un doppio porchetta e formaggio con patatine fritte, può “consare” i funghi con la maionese su un tavolino in mezzo al traffico anche sotto il sole di agosto, rosolare la carne di cavallo su un braciere arruginito (“sa più buona” si dice), accartocciare un kebab con salsine improvvisate.
Ci sono centri di eccellenza anche tra i paninari, non bisogna generalizzare, ma una cosa è certa: il panico da controllo imminente può stimolare a fare meglio. E la città ne ha bisogno.
Al Questore il merito dell’inversione di tendenza, ha colpito gli intoccabili, e adesso sotto a chi tocca, perché Salvatore Longo mantiene le promesse.