PALERMO – Un nuovo parco commerciale, con tanto di hotel e centro congressi, da costruire accanto (e quindi in concorrenza) a Forum, lì dove sarebbe dovuto sorgere Ikea, mentre vanno avanti i progetti di Decathlon e del nuovo centro di Brancaccio, a fondo Bagnasco. Il commercio, a Palermo, potrebbe presto dover fare i conti con grandi novità: stamattina, infatti, l’agenzia Ansa ha riportato la proposta della Building Plot srl di realizzare un parco commerciale nel quartiere Roccella.
L’area sarebbe quella alle spalle del Forum, 40 mila metri quadrati che il Prg vigente identifica come verde ma che lo schema di massima del nuovo Piano regolatore, votato dal consiglio comunale, trasforma in area destinata all’industria e al commercio. Il progetto, presentato al Suap nei giorni scorsi, è per certi versi innovativo per il capoluogo siciliano e prevede la realizzazione non solo di medie e grandi strutture di vendita, ma anche di un hotel da 10 mila metri quadrati con tanto di centro congressi, di un impianto di carburanti, di un museo dedicato al tardivo di Ciaculli e di un giardino didattico. Progetto che comporterebbe un investimento da decine di milioni di euro per centinaia di posti di lavoro, ma che al momento è solo sulla carta. “Chiunque può presentare un progetto, ma nessuno è venuto a parlarcene”, dice il vicesindaco Sergio Marino, che ha anche la delega alle Attività produttive.
Quel che è certo è che la notizia, nel giro di poche ore, è rimbalzata provocando scompiglio nella politica ma soprattutto nel mondo del commercio. Perché il progetto prevede grandi strutture di vendita per abbigliamento, prodotti per la casa, food, arredi; due medie strutture di vendita per calzature e pelletteria, abbigliamento; altri tre grandi negozi per elettronica, casa e cura della persona, articoli sportivi. Insomma, concorrenza bella e buona per il Forum in un’area che sorge alle sue spalle.
Il Comune, al momento, non ha ancora dato una risposta ma le difficoltà non sarebbero poche. Anzitutto servirebbe una variante al Piano regolatore, anche se lo schema di massima del nuovo Prg ha trasformato la destinazione della zona da verde a commercio. Poi il Comune chiederebbe garanzie di legalità sull’area, fronte su cui Ikea aveva invece riscontrato qualche difficoltà. L’ostacolo più grande però è la viabilità: al momento la zona è difficilmente raggiungibile e soprattutto è sprovvista delle opere di urbanizzazione. I progettisti le avrebbero inserite, così come le strade nuove di zecca, ma per non congestionare tutta la zona bisognerebbe soprattutto costruire le bretelle autostradali.
Quelle lato mare, grazie a una transazione col Comune, le realizzerà la Multi Veste Italy 4, cioè la società che ha costruito il Forum, anche se i cantieri non sono ancora partiti perché serve un passaggio in consiglio comunale; quelle lato monte, invece, costano 1,5 milioni ma il Comune non solo non ha i soldi per edificarle, ma ha anche “congelato” la proposta della Multi Veste di realizzarle a proprie spese in cambio dell’autorizzazione a costruire una nuova area commerciale da 5 mila metri quadrati accanto al Forum, lato Mediaworld. Si tratta dell’area destinata a diventare il terminal dei pullman extraurbani, tra il centro commerciale e la stazione ferroviaria: la Multi Veste si farebbe carico anche del terminal, pur di ottenere il via libera alla nuova area dove potrebbe andare Decathlon. E qui sorge il dilemma: Palazzo delle Aquile, per dire sì al nuovo parco commerciale o non mandare in tilt la zona, dovrebbe trovare i soldi per le rampe lato monte o accettare la proposta della società che ha costruito il Forum, sempre che rimanga in piedi visto che favorirebbe, per assurdo, un diretto concorrente.
Archiviato il sogno Ikea, che ha deciso di aprire a Palermo (dentro il Forum) solo un piccolo punto per la progettazione e la vendita a distanza, vanno invece avanti gli altri grandi progetti. Decathlon vorrebbe sbarcare a Palermo con un punto vendita in una zona centrale della città e due, più grandi, ai suoi estremi: uno sorgerebbe al posto dell’ex Coca-Cola di Tommaso Natale, anche se il progetto procede a rilento negli uffici del Suap, e l’altro potrebbe spuntare accanto al Forum e al terminal dei pullman, sempre che il Comune dia il via libera alla nuova zona commerciale.
Novità anche su fondo Bagnasco, l’area verde di Brancaccio (tra viale Regione e via San Ciro) su cui alcuni imprenditori vorrebbero far sorgere un nuovo centro commerciale composto non da un unico blocco, ma da una serie di edifici bassi e immersi nel verde. Il progetto, denominato Brancaccio 2.0, consentirebbe di creare 600 posti di lavoro e prevede la formula del “programma integrato”: gli imprenditori, in pratica, costruirebbero e donerebbero al Comune la nuova viabilità a servizio della futura chiesa di don Pino Puglisi, quella per l’asilo e la piazza progettati dal Centro Padre Nostro e anche il sovrappasso sulla rotonda Oreto dell’autostrada. Il dialogo con l’amministrazione Orlando è ancora alle battute iniziali e si è nella fase delle verifiche antimafia sui terreni: qualora fossero positive, si avvierebbe la trattativa.
LE REAZIONI
“La proposta di riqualificare la zona attraverso un parco che comprenda hotel, centro congressi, impianto di carburanti, verde e un museo sul mandarino tardivo di Ciaculli non può che trovarci d’accordo – dice Paolo Caracausi, consigliere comunale e segretario provinciale di Idv – Quello a cui ci opporremo, invece, è un nuovo centro commerciale che colpirebbe, forse fatalmente, i tanti negozi della città. Il quartiere ha bisogno di essere riqualificato e di avere nuove strade e opere di urbanizzazione, ma chiediamo al sindaco di respingere qualsiasi ipotesi commerciale che metta ancora più in difficoltà le imprese locali”.
“Una società che presenta un progetto del genere dovrebbe prima confrontarsi con chi governa la città, cosa che non è avvenuta – dice il presidente della commissione Attività produttive Ottavio Zacco – In ogni caso, serve cautela: abbiamo già visto imprenditori promettere cose utili per la città che però sono rimaste solo sulla carta. Non penso che Palermo abbia bisogno di nuovi centri commerciali che offrono 100 posti di lavoro ma costringono le altre attività commerciali alla chiusura, a meno che non si tratti di singoli marchi con prodotti particolari. Mi confronterò col sindaco per approfondire l’argomento, partendo dal presupposto che bisogna tutelare le aziende palermitane e i mercati storici”.
“Progetti del genere rischiano di creare confusione, bisogna prima confrontarsi con le istituzioni cittadine – dice il presidente della commissione Urbanistica di Sala delle Lapidi Giovanni Lo Cascio – Serve una seria programmazione, altrimenti si rischia solo il clamore mediatico e progetti del genere meritano i dovuti approfondimenti. Bisogna inoltre fare il punto sulla viabilità di Roccella, ad oggi inadeguata”.
“Ogni imprenditore è libero di proporre un progetto al comune nei modi e nei termini dei regolamenti e delle normative vigenti – dice Giulio Tantillo, capogruppo di Forza Italia – Questa iniziativa, che non conosciamo, necessita di una variante urbanistica perché sembrerebbe che il terreno dove dovrebbe nascere il centro commerciale è, secondo la destinazione del Prg vigente, verde. Lo schema di massima non c’entra nulla, se ben ricordo proprio nella delibera propedeutica al nuovo piano regolatore il consiglio comunale ha indicato dei criteri. Attenderemo che la proposta di delibera arrivi in commissione urbanistica ,anche se non possiamo escludere che contemporaneamente arrivi il nuovo Prg che, per motivi di opportunità, potrebbe indurre il Consiglio Comunale a sospendere tutte le varianti iscritte all’ordine del giorno fino all’approvazione del nuovo piano regolatore”.
“Palermo non ha bisogno di nuovi centri commerciali, che avrebbero l’unico effetto di condannare alla chiusura tanti negozi di vicinato che oggi sono la spina dorsale dell’economia cittadina. Confesercenti è pronta alle barricate”. Così Mario Attinasi, presidente di Confesercenti Palermo, commenta la notizia di stampa di un progetto presentato al comune di Palermo per la realizzazione di un parco commerciale a Brancaccio. “Chiediamo all’amministrazione comunale di respingere l’ipotesi di nuovi centri commerciali – continua Attinasi – e al contempo chiediamo che si occupi di mettere i piccoli e medi negozianti nelle condizioni di poter competere alla pari con i colossi esteri: bisogna liberalizzare l’apertura delle medie strutture in centro così come previsto dalle regole europee, creare parcheggi e servizi per il centro città, tutelare quelle attività che sono un presidio di sicurezza e legalità nei quartieri, favorire l’economia cittadina evitando che i profitti finiscano nelle mani di multinazionali estere che creano poco lavoro e impoveriscono il territorio. Su questo non siamo disponibili a fare sconti a nessuno”.
“Mai più centri commerciali dentro la città. Non lo permetteremo mai, faremo le barricate se il caso. Restiamo sorpresi, trasecolati anche soltanto dal fatto che se ne parli. Ciascun imprenditore può presentare idee, progetti, programmi che ritiene opportuni e ci sono tanti possibili investimenti da poter fare a Palermo, investimenti che possono rappresentare progetti di sviluppo per l’intera città, ma l’unico che non serve è un altro centro commerciale di cui nessuno sente la mancanza: non serve né alla città, né ai commercianti, né ai consumatori che ne hanno a disposizione ben tre”. Lo afferma Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo. “Semmai – sottolinea Patrizia Di Dio – dobbiamo tutelare i negozi di vicinato che hanno resistito e sono un importante patrimonio per Palermo, perché se muore il commercio cittadino, muore la stessa città. Senza i negozi, la città diventerebbe un dormitorio, oltre a impoverirsi sempre più. Piuttosto che parlare della realizzazione di un nuovo centro commerciale – aggiunge la presidente di Confcommercio Palermo – aiutiamo i centri commerciali “naturali” a rigenerarsi, con servizi, parcheggi, decoro, sicurezza, arredi urbani, progetti culturali, di design, artistici ed eventi. Il paradosso è che si discute di un nuovo centro commerciale, ma non si interviene per esempio su via Roma, che è stato un importante centro commerciale “naturale” e adesso conta 116 vetrine chiuse. Così come stanno soffrendo tante aree commerciali della città. Il Consiglio comunale ascolti, come da tempo chiediamo, le istanze delle associazioni di categoria invece di occuparsi anche solo dell’eventualità di discutere di dare autorizzazioni in variante ai mega centri commerciali”, conclude Patrizia Di Dio.