PALERMO – “E qualcosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure” di un centrodestra a rischio implosione che potrebbe schiantarsi sul bis del presidente Musumeci.
Il vertice delle incomprensioni
Il vertice di Arcore tanto atteso si rivela un buco dell’acqua che anzi rischia di compromettere i rapporti già abbastanza tesi tra gli alleati. L’epicentro della scossa tellurica è, neanche a dirlo, la Sicilia. Ma andiamo con ordine e proviamo a riavvolgere il nastro di una canzone che sembra ripetersi sempre uguale e se stessa. Il retroscena del vertice tra Meloni, Salvini e Berlusconi lo svela una nota ufficiale della segretaria nazionale di Fratelli d’Italia. “I nodi aperti cominciano dalla non ancora ufficializzata ricandidatura del presidente Musumeci su cui la personale dichiarata disponibilità di Silvio Berlusconi si è fermata di fronte alla richiesta di Matteo Salvini di ritardare l’annuncio del candidato”. I bene informati raccontano di una discussione che verte soprattutto sul sistema elettorale con Meloni che blinda il maggioritario e ottiene rassicurazioni dagli alleati (non riesce invece il tentativo di tornare sul nodo Sicilia). Tuttavia “la pazza idea” di un Predellino 2.0 e la possibilità di una lista unica Lega-Forza Italia con la benedizione della senatrice Licia Ronzulli (azzurra ma vicinissima a Matteo Salvini) avrebbe creato più di un malumore tra i patrioti nostrani. L’operazione, del resto, rischia di ribaltare i rapporti di forza interni alla coalizione o quantomeno di dare del filo da torcere a Meloni intenta a vincere la guerra per la leadership del centrodestra. Alla fine Berlusconi resta indispettito dalla nota dell’alleata, ma soprattutto si scatena il valzer dei siciliani che sul bis del governatore uscente duellano ormai da mesi.
Minardo vs Savarino
Ad aprire le danze è il segretario di Prima l’Italia, Nino Minardo. la Lega sulla Sicilia non ritarda nulla, anzi a Palermo per prima ha ritirato il suo ottimo candidato sindaco pur di avere una squadra unita. I dubbi su Musumeci non sono di Salvini o della Lega, ma semmai della netta maggioranza dei Siciliani stando ad esempio all’ultimo sondaggio pubblico di Swg, che lo vede purtroppo terz’ultimo per gradimento in tutta Italia”, dice lanciando “la molotov” del sondaggio. “La Lega continua a sostenere lealmente la giunta Musumeci e a lavorare non per interesse di partito ma per il bene dei Siciliani, e la scelta sul futuro governatore verrà presa in Sicilia, non a Roma o a Milano, dopo le vittorie di Palermo e di Messina”. Parole come pietre. Non si lascia attendere la replica della portavoce di Diventerà Bellissima, Giusi Savarino. “Alle polemiche sollevate dal segretario regionale della Lega Minardo, su un basso gradimento di Musumeci in un sondaggio Swg che giustificherebbe perplessità della Lega, nonostante il deciso si al Musumeci bis di Fratelli d’Italia e il personale apprezzamento più volte dichiarato di Berlusconi”, dice la deputata regionale. “Va dato merito a Minardo, forse spinto da personali desiderata delusi, di avere una grande capacità di ricerca, avendo individuato un unico sondaggio di gradimento meno positivo per Musumeci, mentre lo abbiamo visto silente dopo gli innumerevoli sondaggi che incoronano Musumeci vincente, contro chiunque e con qualunque formula politica e nonostante il continuo fuoco amico. Sono certa che i leader nazionali sapranno trovare una necessaria sintesi politica per le regionali in Sicilia, così come in Lombardia. Intanto il Presidente Musumeci continua a lavorare, incontrare i siciliani e ad aprire cantieri”, argomenta.
Obiettivo: primo posto
Insomma, è ancora muro contro muro. E la tensione cresce nei giorni frenetici della campagna elettorale per le amministrative. A Palermo i partiti del centrodestra si sfidano all’ultimo voto di preferenza per arrivare primi. E’ soprattutto la lista comune FdI-Diventerà Bellissima (esperimento da replicare alle regionali) a premere sull’acceleratore: il primo di giugno a Palermo è previsto il battesimo ufficiale da parte di Giorgia Meloni. L’ambizione, nemmeno tanto nascosta, è di arrivare primi non solo all’interno della coalizione ma in città (sfidando il Pd che per l’occasione ha schierato una potenza di fuoco elettorale). Gli occhi rimangono puntati sui risultati che totalizzeranno azzurri e leghisti soprattutto alla luce del fatto che di regionali si parlerà soltanto dopo le amministrative. Sul futuro inquilino di Palazzo d’Orleans si vedrà, nel frattempo i salviniani si godono l’operazione di logoramento del presidente. E i rumors impazzano. C’è chi agita lo spettro di un’operazione alla messinese per le regionali (convergenza su De Luca in caso di corsa di Musumeci) e chi immagina una sorta di sabotaggio in corso per reclamare a Roma la linea perdente di Meloni sul bis di Musumeci. La fantasia al potere, insomma.