Centrodestra, le incognite in vista del vertice tra Meloni e Salvini - Live Sicilia

Centrodestra, le incognite in vista del vertice tra Meloni e Salvini

Amministrative e regionali tengono banco.
VERSO IL VOTO
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PALERMO – Trovare la quadra nel centrodestra siciliano è un esercizio che richiede più tenacia e pazienza del gioco del Sudoku. Si lavora alacremente dietro le quinte e si centellinano le informazioni da fare trapelare all’esterno, ogni mossa sullo scacchiere è ardita e rischia di mandare tutto alle ortiche.

Salvini non si fa tirare dalla giacca

Lo sa bene Matteo Salvini che ieri da Palermo ha lanciato il suo personalissimo invito all’unità della coalizione dopo l’incontro a tre con Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo. Il primo pensiero va all’appuntamento più vicino: le amministrative di Palermo. “Stiamo lavorando per l’unità del centrodestra ci sono tanti nomi in campo, non abbiamo ancora trovato una sintesi ma uniti vinciamo”. E annuncia quello che nelle stanze dei bottoni pare sia stato individuato come il metodo da seguire per individuare il candidato sindaco e quello a Palazzo d’Orleans. “Se qualcuno dice ‘il candidato è mio oppure me ne vado col pallone e non giocate più non va bene, io intendo il dialogo in maniera diversa”. Parole che i vari attori in campo possono leggere a loro piacimento.

Roma chiama Palermo

Per il senatore Renato Schifani il leader della Lega cerca di sottrarsi dal gioco a rompere portato avanti da Miccichè e Lombardo (che secondo la versione ufficiosa avrebbero continuato la crociata in chiave anti Musumeci). “L’impegno di Matteo Salvini affinché in Sicilia si arrivi a una sintesi nella coalizione di centrodestra in vista delle prossime amministrative va incoraggiato e sostenuto”, spiega il senatore azzurro forse impensierito dalla possibilità che si riproponga uno scenario da revival del 2012 quando il divorzio che si consumò nel centrodestra spalancò le porte di Palazzo d’Orleans al centrosinistra. Il leader della Lega nel frattempo prende tempo e attende l’incontro decisivo, il set che dovrebbe chiudere buona parte della partita palermitana e isolana: l’incontro con Giorgia Meloni atteso per la prossima settimana. Agenda alla mano, l’appuntamento con le politiche del 2023 è troppo vicino a quello delle regionali di novembre e una spaccatura in Sicilia metterebbe a repentaglio la partita romana. 

La contropartita palermitana

Il vertice bilaterale dovrebbe servire a suggellare uno schema (che incontrerebbe il favore di più di un attore in campo): un’intesa complessiva sulla doppia tornata elettorale che escluda “candidati considerati divisivi” per le forze chiamate a raccolta. Un’ipotesi che fa gongolare il fronte palermitano anti Lagalla, cioè la galassia centrista che va dalla Dc (oggi ufficialmente sdoganata da Musumeci al PalaRegione di Catania) agli autonomisti passando per Cantiere Popolare-Noi con l’Italia). Secondo qualcuno Miccichè potrebbe non disperarsi sebbene sia stato finora il big sponsor dell’ex Rettore che pure è tesserato all’Udc (un tassello importante per la coalizione soprattutto a Roma). Ipotesi su ipotesi, ma nulla di certo. La pazza idea sarebbe secondo qualcuno quella di cedere la poltrona di Palazzo delle Aquile alla candidata meloniana Carolina Varchi, ma a quel punto la casella di Palazzo d’Orleans non sarebbe più ad appannaggio di Fratelli d’Italia (cioè di Musumeci) consentendo al Corroccio di piazzare uno dei suoi.  Così il sudoku si complicherebbe parecchio. E allora, tra un’indiscrezione e l’altra, i leader del centrodestra ragionano e si confrontano nel campo minato ponderanno ogni passo come gli equilibristi che camminano sulle funi. Sospesi nel vuoto.  


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