"Cerisdi ente mangiasoldi? | Un'accusa infondata" - Live Sicilia

“Cerisdi ente mangiasoldi? | Un’accusa infondata”

Il Cerisdi

La replica dei dipendenti del Cerisdi che, in questi giorni, dichiarano di convivere con paura e incertezza per il futuro professionale. I lavoratori si scagliano contro il governatore Crocetta che aveva parlato di “ente mangiasoldi”. “La professionalità non può essere gettata dalla finestra da un giorno all'altro per un capriccio”, replicano.

PALERMO- “Siamo ventinove professionisti che hanno investito vent’anni della loro vita a credere in un progetto e adesso ci troviamo con un pugno di mosche, con tanta paura e incertezza per il futuro”. La protesta dei dipendenti del Cerisdi, a pochi giorni dalla “bufera” che ha colpito l’ente in seguito alle dimissioni dalla carica di presidente di Adelfio Elio Cardinale e alle successive dichiarazioni del presidente Crocetta su un possibile commissariamento dell’istituto, non tarda ad arrivare. “La professionalità non può essere gettata dalla finestra da un giorno all’altro per un capriccio – dice Valentina Agnello -. Quando il Cerisdi è nato ognuno di noi ha sposato i suoi progetti e le sue iniziative che sono ormai divenute parte integrante della nostra vita”.

Dichiarazioni decise quelle dei dipendenti che ribattono con veemenza alle accuse rivolte dal governatore siciliano che aveva giudicato il Cerisdi “uno dei classici enti mangiasoldi”.“E’ incredibile trovarsi in questa situazione. Siamo spiazzati – racconta David D’Aleo -. Il Cerisdi è rinomato sia a livello locale che nazionale e, nel tempo, ha ricoperto un ruolo di primaria importanza e costituito un vanto per la Regione Siciliana. E dopo anni di duro lavoro, sudore, fatica questa è la ricompensa? Accuse infondate e senza cognizione di causa”.

Parole che assumono contorni pungenti quando si parla di spese e rendicontazione. “Il Cerisdi tra le sue peculiarità ha quella di fare da supporto alla pubblica amministrazione per il reperimento di fondi comunitari – spiega Sergio Bornelli, -. Se, poi, al presidente Crocetta è stato riferito che noi abbiamo stipendi da nababbi, da parlamentari credo che ci sia stato un errore di informazione e in merito a questo abbiamo chiesto con una lettera aperta un confronto pubblico per illustrare quali sono le nostre attività”.

La polemica dei lavoratori coinvolge anche l’eccessiva attenzione mediatica che, a loro dire, ha causato all’ente ingenti danni: “Durante la fase di promozione di un percorso alcuni giovani hanno mandato una mail allegando proprio un vostro articolo sulle recenti polemiche – prosegue Bornelli -, dicendo che il corso era effettivamente interessante ma poiché il Cerisdi stava chiudendo non se la sentivano di intraprendere il percorso. Ecco vorrei dire che invece non molliamo e stiamo cercando di andare avanti con tutte le nostre forze”. Il commissariamento del Cerisdi inoltre, a detta dei dipendenti, incentiverebbe la cosiddetta “fuga dei cervelli”. “Se il Cerisdi chiude si chiude una porta enorme per l’accesso dei giovani al mondo del lavoro – prosegue Bornelli – Migliaia di ragazzi sono stati formati, preparati. Tutto ciò ha dell’irreale. ”.

A fargli eco Giulia Satariano, una delle dipendenti più giovani del centro di formazione che incalza: “L’istituto ha sempre fornito una valida alternativa ai giovani laureati appena usciti dal panorama accademico. Giovani come me che non avevano la possibilità di pagare master e corsi d’alta specializzazione – sentenzia -. La chiusura precluderebbe agli studenti la possibilità di rimanere in Sicilia e di mettere a disposizione di questa splendida terra la professionalità acquisita”. Un fulmine a ciel sereno quello rappresentato dalle dimissioni di Cardinale: “Non ce lo aspettavamo – tiene a precisare David D’Aleo -. Forse è stato un atto dovuto. Il professore ci avrà pensato molto, si sarà sentito messo all’angolo e con estrema ratio avrà preso questa decisione, non senza sofferenza, questo è sicuro”.

Ad intervenire, anche Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl che puntualizza: “La nostra non è una tutela per uno stipendificio. La nostra è tutela non solo per i lavoratori e per le loro famiglie ma soprattutto per il valore fornito dalla professionalità di questi lavoratori. Altrimenti da quindici anni a questa parte si è soltanto sperperato denaro pubblico e, mi duole dirlo, non abbiamo una classe dirigente valida”. Il sindacato, infine, assicura “la presentazione di un dossier all’attenzione del governo regionale per dimostrare ciò che è stato fatto, ciò che si sta facendo al momento e i progetti futuri in programma”.

 


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