"Chi sa, parli" - Live Sicilia

“Chi sa, parli”

Cinque anni senza notizie confortanti. Cinque anni dalla scomparsa di Stefano e Antonio Maiorana. Poi, il suicidio di Marco. Rossella Accardo rilancia il suo appello: "Chi sa, parli".

L'anniversario
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“La mia vita è stata stravolta. Non posso permettere che ciò che mi è accaduto possa succedere a qualcun altro”. Rossella Accardo parla nel giorno del quinto anniversario della scomparsa di Antonio e Stefano Maiorana padre e figlio di 47 e 22 anni. Un anno dopo, il fratello di Stefano, Marco, vola giù dal settimo piano di un palazzo. La voce di Rossella Accardo, la madre dei due giovani, non contiene la commozione, e si rompe all’altro capo del telefono.

Morti che ancora non hanno una storia, una verità. Secondo la Accardo, però, certe storie non dovrebbero neppure cominciare. “Gli enti locali dovrebbero preoccuparsi di evitare che i giovani prendano la strada della malavita, per prevenire queste tragedie” dice. Ecco perché ha deciso di incontrare il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, dove nacque Stefano Maiorana, in videoconferenza con quello di Messina, Giuseppe Buzzanca, perché “è a Messina, invece, che è nato il padre dei miei figli”. A loro e all’associazione Libera, la Accardo ha consegnato dei passaporti simbolici: “Voglio che Palermo sia una ‘Piattaforma di pace’. Perché a Palermo come altrove in Sicilia, si vive ancora nel sopruso”. Un incontro, quello di venerdì scorso, che è servito a chiedere ancora una volta: “Chi sa, parli”: “È una frase che sarà ripetuta ogni 3 agosto – spiega la Accardo – non solo per la mia famiglia ma anche per tutte le persone che sono scomparse e di cui non si ha traccia”.

Le tracce che non mancano sono invece quelle che porterebbero all’ipotesi di una brutta fine. “Credevo che il mio ex marito se ne fosse semplicemente andato” spiega la donna. “Solo dopo un po’ ho cominciato a credere che mio figlio fosse stato rapito, sequestrato, e con lui suo padre. Se fosse voluto scappare da una realtà complessa avrebbe avuto comunque il modo di avvertirmi” dice la Accardo. Così non si capisce perché l’auto del figlio, una Smart, quella con cui si sarebbe recato al cantiere quella mattina, sia stata ritrovata nel parcheggio dell’aeroporto Falcone-Borsellino, mentre la moto di Antonio Maiorana “è stata lasciata nel cantiere dove lavorava con la sua azienda, la Calliope, nei pressi di Isola delle Femmine, con le chiavi ancora attaccate”. Ma soprattutto, “perché – chiede la Accardo – tutti i sistemi di videosorveglianza, che andavano dal cantiere all’aeroporto, quella mattina sono stati oscurati?”.

 

 

 

 

 


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