PALERMO – “Io gli stavo staccando il collo”, diceva Giovanni Zinna, uno degli arrestati di sabato scorso per le rapine messe a segno a danno di anziani.
E anziana era anche la donna contro cui Zinna si era scagliato per strapparle la collana. L’uomo, così come il fratello Alfonso, ieri ha confessato nel corso dell’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa. Entrambi si sono detti pentiti di ciò che hanno fatto, ma hanno negato di avere usato violenza contro le vittime. Sono entrambi di Carini, così come Alessio Steri e Salvatore Dominici, mentre è originario di Palermo il quinto arrestato dai carabinieri, Roberto Ciaramitaro.
Hanno confessato, ma ci sono delle circostanze che non convincono (potrebbero avere commesso altri colpi) e spunti investigativi che vanno approfonditi. Uno su tutti: la vendita della refurtiva in un “compro oro” di Palermo. Sulla liceità degli affari di alcuni dei negozi spuntati come funghi in città si sono già occupati recenti inchieste. Un pentito, però, sostiene che dietro ci sia la regia della mafia.
Gli arrestati sono stati intercettati in via Pasquale Calvi, zona dove sorgono diversi “compro oro”. In uno di essi era stata piazzata la refurtiva. I rapinatori sono stati intercettati mentre si spartivano il bottino “… mille quattro e settanta… viene trecentosessantacinque euro ciascuno e i dieci euro dispari ci mettiamo la benzina”. Una parte del ricavato spettava a chi aveva dato la soffiata giusta: “Li ha visti due giorni prima dove tenevano l’oro?… nella borsa già pronto per andarlo a vendere domani…stamattina” . Dunque, era stato facile trasformare la collana rubata a un’anziana in soldi.
Fin qui il singolo episodio contestato dal pm Bruno Brucoli. C’è un contesto più ampio, però, che non riguarda i cinque arresti di sabato e che è materia di un’altra inchiesta della Procura. Vi sono confluite le dichiarazioni del pentito di Borgo Vecchio, Francesco Chiarello: “Allora praticamente c’era uno che raccoglieva oro ogni mese, che lo scioglievano, diciamo, capito quello che voglio dire?… c’è un ragazzo un cugino di Gino Abbate (mafioso della Kalsa, oggi in carcere ndr) – – che si fa i giri”. Si trattava di “un ragazzo che raccoglieva pure oro, in tutte le gioiellerie che pagavano il pizzo… le gioiellerie avevano l’ordine che tutto l’oro lo dovevano dare a questo signore… l’oro che si compravano, rubato…”. Al ragazzo poi sarebbero subentrati due fratelli, mentre tutti i soldi che venivano raccolti andavano consegnati a un soggetto che Chiarello conosce bene.