PALERMO – PALERMO, 29 LUG – I figli del giudice istruttore Rocco Chinnici hanno partecipato questa mattina alla cerimonia per commemorare le vittime della strage di 32 anni fa in via Pipitone Federico. L’auto imbottita di tritolo uccise il padre del pool antimafia, il giudice istruttore Rocco Chinnici, gli uomini della scorta – il maresciallo Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta – e il portiere dello stabile dove abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi. Oggi in via Pipitone Federico sono state deposte corone di fiori. Alla cerimonia erano presenti i figli di Chinnici, Caterina e Giovanni, il presidente del Tribunale Salvatore Di Vitale, l’avvocato generale Ignazio De Francisci, il presidente della Corte d’appello Gioacchino Natoli, il procuratore generale Roberto Scarpinato, l’ex componente del pool antimafia Giuseppe Di Lello, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, il procuratore generale Roberto Scarpinato, l’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pizzo, il questore Guido Longo, il generale Riccardo Amato, comandante interregionale “Culqualber”, il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe De Riggi, la vedova del maresciallo Trapassi e un gruppo di giovani del centro Padre Nostro. “Ricordare il giudice Rocco Chinnici, gli uomini della scorta e il portiere dello stabile non deve essere un rito – ha detto il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – deve essere un ricordo che deve restare impresso nella mente dei palermitani e degli italiani. A maggior ragione adesso che la mafia è diventata ancora più insidiosa. La zona grigia diventa sempre più grigia e noi istituzioni dobbiamo essere sempre più determinati”.
Alla cerimonia era presente anche l’unico sopravvissuto duella strage, Giovanni Paparcuri, autista di Rocco Chinnici. “Anche il mio sangue ha macchiato questa asfalto 32 anni fa e mi ferisce che si ricordino solo i magistrati – ha detto – ma sarebbe giusto fare lo stesso ricordando gli uomini delle scorte e i sopravvissuti. Siamo dei fantasmi che circolano”. “Io dico che esiste solo un’antimafia – ha dichiarato il parlamentare europeo Caterina Chinnici, magistrato e figlia del giudice – che è quella dell’impegno quotidiano che ognuno di noi deve mettere per ricordare e trasmettere i valori della legalità. E’ importante continuare a lavorare per trasmettere ai giovani i valori sani della nostra società”. Per il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, Chinnici ha iniziato una svolta culturale che ha aperto la magistratura alla società aprendo un dialogo soprattutto con le scuole. “E’ stato un apripista, capace di rompere il muro di silenzio e avviare una nuova fase storica. Con lui si passò dalle indagini ai soli uomini della mafia militare a quella dei colletti bianchi della mafia. Proprio loro lo invitarono a essere prudente e a desistere da queste indagini. Si aprì al dialogo – ha concluso – con la società civile e andando nelle scuole”.