Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo, era convinto che dietro alle stragi del ’92 ci fosse un’entità diversa da Cosa nostra. E’ una delle rivelazioni del figlio Massimo contenuta in uno dei verbali di interrogatorio depositati agli atti del processo al generale dell’Arma Mario Mori, accusato di favoreggiamento aggravato. “Suo padre – gli chiede il pm – era convinto che dietro le stragi ci fosse qualcosa che andava al di là di Cosa Nostra oppure no, per quello che le disse personalmente?” “Sì, al di là di Cosa Nostra sicuramente! – risponde Ciancimino – Lui parlava ovviamente di uomini legati alle istituzioni, ma non so se si riferiva al signor Franco (un agente dei servizi con cui l’ex sindaco aveva rapporti n.d.r.), ma secondo mio padre era ancora qualcosa più alto”.
“L’avvocato di mio padre sapeva della trattativa”
Spunta il nome di un avvocato penalista, Aldo Caruso, nei verbali di interrogatorio, resi da Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, sulla trattativa tra lo Stato e Cosa nostra. Il legale, che nel ’92 difendeva don Vito sarebbe stato a conoscenza dei suoi rapporti con i carabinieri del Ros, tra cui il generale Mario Mori, secondo quanto afferma il figlio di Ciancimino, Massimo. L’interrogatorio è tra quelli depositati agli atti del processo all’ufficiale dell’Arma. “Sì, sì – racconta Ciancimino riferendosi a Caruso – sapeva benissimo che gli incontri con i carabinieri erano finalizzati a questo (alla restituzione dei beni sequestrati all’ex sindaco n.d.r.). Che mio padre dava una mano per ottenere qualcosa in cambio, specialmente nel processo, quello patrimoniale”. Nel ’93 fece scalpore la notizia che Aldo Caruso, e il suo collega di studio Nino Caleca, due tra i penalisti più affermati a Palermo, avevano deciso di appendere la toga al chiodo e di trasferirsi all’estero. Caleca dopo qualche tempo rientrò a Palermo e riprese la professione. Caruso rientrò dopo qualche anno e anche lui riprese a fare l’avvocato. Le ragioni del momentaneo abbandono non sono mai state spiegate se non con “una scelta esistenziale” ma hanno sempre suscitato le più svariate ipotesi sia in ambienti giudiziari che giornalistici. Sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino l’avvocato Caruso é già stato ascoltato in procura.
“Mio padre incontrava Nino Salvo in carcere”
L’esattore di Salemi Nino Salvo e l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino si incontravano, durante la loro detenzione a Rebibbia sotto le docce. Incontri “anomali”, visto che entrambi erano in isolamento, possibili grazie all’intervento di un agente dei Servizi Segreti. Ecco un’altra rivelazione di Massimo Ciancimino, che trova spazio in uno dei verbali depositati, ieri, al processo al generale dei carabinieri Mario Mori, accusato di favoreggiamento aggravato alla mafia. “Lui – racconta Massimo Ciancimino riferendosi al padre – ha sempre detto e anche saputo che il tutto era avvenuto tramite l’intervento o diretto o di amicizie del signor Franco. Di fatto era avvenuto che durante le docce Nino Salvo, detenuto a Rebibbia, e mio padre, detenuto a Rebibbia, in seguito a un mandato di cattura del dottor Falcone, i due erano lasciati a parlare per 5-10 minuti”. “Si parlò dell’omicidio Dalla Chiesa – prosegue il verbale – e di un po’ di tutto”.