PALERMO- Ciao Stefania, questa è la lettera d’amore di un tifoso rosanero. Il Catania ha perso la sua voce e siamo tutti orfani di te. Cos’è il calcio se non puoi gridare “Goooool!”?.
Ciao Stefania, anima rossazzurra. Se il rosa è il colore della speranza, l’azzurro è il colore del cielo. Siamo tutti figli dello stesso prato e tutti innamorati della stessa meravigliosa avventura. Abbiamo imparata ad amarla in diversi modi. Qualcuno ha iniziato sfogliando un album di figurine che rimandava foto di ragazzi che erano già uomini fatti e quanta differenza con certe stelle contemporanee. Basta guardare Beppe Bergomi, immortalato nel Mundial di Spagna con i suoi baffoni da zio. Ecco perché, anche adesso, per un riflesso psichico condizionato, ognuno che abbia la maglia della nostra squadra ci sembra più grande, anche se ha trent’anni di meno.
Ciao Stefania. Il mio papà era un catanese successivamente approdato a Palermo e, grazie a lui, ho imparato la magia di quella terra così prossima, con l’amore per la mia città. Ho imparato che il panorama di ‘Bagnaculo’ ad Aci Castello non si può scambiare con nessun altro scorcio del mondo. Ho imparato che l’odore dei gelsomini ti aiuta a vedere cose che gli altri non vedono e che la pietra lavica, prima o poi, se la frequenti, ti entra nel cuore per non uscirne più. E quando, infine, ci salivi davvero sul castello e ti accostavi al cannone, aspettavi soltanto l’apparire del veliero dei pirati dalla sommità del mare.
Ciao Stefania, una grande voce del Palermo, Caterina Bruno, ti ha salutato così sulla sua pagina Facebook: “Cara Stefania, di solito non mi permetto di parlare con decisione sulle faccende che non mi riguardano in prima persona, ma oggi sento il bisogno di scriverti. Siamo state le paladine appassionate delle nostre squadre: tu del tuo Catania, io del mio Palermo. Le nostre voci di incitamento e di orgoglio hanno riempito tutta l’isola. Non ci siamo mai viste. Oggi però è come se ti conoscessi da sempre. Avverto un forte dolore per la perdita della tua dolce anima che ieri ha lasciato questa terra. Cara Stefania, spero che da lassù tu possa ancora goderti la tua squadra e possa renderti conto di quante persone si uniscano per celebrarti, a prescindere da una preferenza calcistica che rispetto al vero rapporto umano perde il suo senso. Ti abbraccio forte e ti mando un bacio. Riposa in pace guerriera”.
“Tu del tuo Catania, io del mio Palermo”, scrive Caterina. Una lontananza che raramente ha ammesso la propria vicinanza. Ci siamo innamorati insieme di Barbera e di Massimino. Anche il più sfegatato rossazzurro ha ammirato l’eleganza del primo. Anche il più fegatoso rosanero ha amato la simpatia del secondo, declinata secondo la leggenda metropolitana di un frasario forse mai pronunciato, eppure appiccicato al personaggio come parte della sua veracità. “Allo stadio, domenica, c’è foschia? E lo facciamo marcare da Ciampoli…”.
Ciao Stefania, da questa Curva Nord di terra e di sudore si intravvede ancora il luccichio dei gol di Gianni De Rosa e non si dimentica il tredici di Lino Banfi, grazie a una doppietta di Aldo Cantarutti. Il dolore c’è, ma qui, sul Castello, guardando verso il mare, soffia in faccia un vento che ha una voce bellissima. La tua voce.