Codice Antimafia, cosa migliorare| Le proposte del mondo della giustizia - Live Sicilia

Codice Antimafia, cosa migliorare| Le proposte del mondo della giustizia

Studiare a fondo il nuovo codice Antimafia e, attraverso l’esperienza di 332 fra tribunali e procure, migliorarlo attraverso proposte di modifica specie sui tempi del sequestro e i compiti dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati. Questo l’obiettivo del convegno organizzato dall’Osservatorio nazionale dei beni confiscati del Dipartimento Dems e della Fondazione Progetto Legalità, insieme alla Procura Nazionale Antimafia e ai Tribunali delle misure di prevenzione di Palermo e Milano, che si svolgerà oggi presso la Facoltà di Giurisprudenza a Palermo.

Già pronto un pacchetto di 23 proposte, ampiamente condiviso dai magistrati più esperti di tutta Italia, da sottoporre all’attenzione del Ministro della Giustizia Paola Severino, che aprirà i lavori. Obiettivo dell’Osservatorio sarà quello di “evitare inutili duplicazioni e appesantimenti nelle procedure giudiziarie – si legge nel documento – e aumentare la capacità dello Stato di sottrarre i capitali mafiosi alle organizzazioni criminali, diffondendo le migliori prassi già sperimentate in alcuni uffici giudiziari per renderle patrimonio comune”.

Oltre al ministro Severino, previsti gli interventi, fra gli altri, di Gabrio Forti, Preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano; Piero Grasso, Procuratore nazionale antimafia; Edmondo Bruti Liberati, Procuratore di Milano; Giuseppe Pignatone, Procuratore di Reggio Calabria; Sergio Lari, Procuratore di Caltanissetta; Francesco Messineo, Procuratore di Palermo; Roberto Scarpinato, Procuratore generale di Caltanissetta.

All’iniziativa, promossa dal Dipartimento Dems dell’Università di Palermo e dalla “Fondazione Progetto Legalità onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia” hanno preso parte le sezioni Misure di prevenzione dei Tribunali di Milano, Napoli, Palermo e Roma, le cui indicazioni sono alla base delle proposte di modifica contenute nel documento; e, in una fase successiva, il documento è stato largamente condiviso dalla Procura nazionale antimafia e dalle Procure distrettuali di Caltanissetta, Catania, Lecce, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Torino, che hanno contribuito all’elaborazione delle proposte mediante osservazioni e suggerimenti.


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