PALERMO – Misure cautelari revocate. Dopo gli interrogatori il giudice per le indagini preliminari ha annullato la sospensione dal servizio per Salvatore Borrello, Raffaele Vainolo, Rodolfo Santoro (tutti e tre difesi dall’avvocato Stefano Santoro), Gaetano Fiorentino e Antonino Prester (avvocato Rosanna Vella), Giovanni Carramusa (avvocato Irene Fazio).
Sono tutti operai del Coime indagati per lo scandalo delle “buste paga gonfiate”. Al momento, però, non toneranno al lavoro visto che l’amministrazione comunale sta valutando la loro posizione.
Nel corso degli interrogatori i dipendenti hanno sostenuto di avere agito in assoluta buona fede. Non si erano neppure accorti di avere ottenuto più soldi di quanti gliene spettassero. Si tratta, nei loro casi, di un centinaio di euro all’anno, poche decine al mese “impossibili da notare nelle buste paga piene di voci”. Peraltro le cifre erano già state restituite all’amministrazione. “La decisione del Gip presa in pochissimo tempo – spiega l’avvocato Santoro – ci lascia ben sperare per il prosieguo delle indagini, che riteniamo possano approdare all’archiviazione”.
Nei giorni scorsi altri indagati avevano sostanzialmente ammesso le accuse davanti al Gip. Avevano così lasciato il carcere alcuni degli undici indagati principali dello scandalo che ha travolto il Coime, il Coordinamento interventi di manutenzione edile del comune di Palermo. Si tratta di Antonio Chinnici, Francesco Centineo, Maria Rosa Pollara, Andrea Cucinella. Dopo aver reso dichiarazioni davanti al giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa erano venute meno le esigenze cautelari.