Malgrado fosse dietro le sbarre, il boss Biagio Sciuto avrebbe continuato ad impartire ordini. Questo uno dei retroscena emerso dalla conferenza stampa, tenuta stamani in Procura, dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia e dagli investigatori della squadra mobile. L’ultima operazione antimafia, che ha portato all’esecuzione di dodici ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni e porto d’armi da guerra, ha “decapitato” il clan Sciuto “Tigna”, un gruppo mafioso minore della vasta costellazione dei clan attivi, nella città dove comanda la famiglia “Santapaola-Ercolano”.
Il vecchio boss Sciuto, arrestato a fine novembre perché accusato di aver partecipato ad una rapina ad un rappresentante di gioielli, avrebbe –secondo gli inquirenti- continuato a comandare su un gruppo già fiaccato da omicidi eccellenti, come quelli di Sebastiano Fichera, il 26 agosto scorso e di Giacomo Spalletta, presunto reggente del clan, freddato da un commando il 14 novembre. Cosa accade nelle fila del clan? L’affare della droga quanto conta? Lotte “intestine” o azioni di annientamento di gruppi “esterni”? La prima ipotesi sembra tramontare, mentre –dalla conferenza stampa- emerge il dato assai probabile del “passaggio” del gruppo Arena, capitanato dal latitante da 16 anni Giovanni, presunto “santapaoliano” dal 1993, nel clan Sciuto. Giovanni Arena risulta, nell’elenco della Direzione Centrale della Polizia Criminale di Roma, fra i trenta ricercati più pericolosi.
Non a caso, fra i destinatari degli ordini di custodia cautelare c’è il figlio Agatino: a fine febbraio, era stato già arrestato, assieme ad altre persone, per quello che gli investigatori ritengono un gruppo di fuoco, bloccato poco prima che entrasse in azione. Secondo quanto si è appreso Arena recentemente sarebbe passato con il clan Sciuto in seguito a divergenze sorte all’interno dell’organizzazione mafiosa, che sarebbero sfociate in almeno due omicidi. In risposta a uno di questi, secondo la tesi dell’accusa, il gruppo stava per entrare in azione ed era pronto a commettere un delitto.
Secondo la polizia, il gruppo di Arena controllerebbe lo spaccio di sostanze stupefacenti nel famigerato “Palazzo di cemento” nel quartiere Librino, dove in passato sono stati sequestrati ingenti quantitativi di armi e droga. Nello scorso, anno ci sarebbero stati forti contrasti all’interno del mondo criminale organizzato catanese sulla gestione degli affari illeciti nella struttura. Sarebbero nati contrasti che sarebbero sfociati negli omicidi Fichera e Spalletta, 37 anni, assassinato il 26 agosto 2008 e quello di Giacomo Spalletta, 51 anni, presunto reggente della cosca Sciuto, ucciso il 14 novembre scorso. Il nome degli Arena, in particolare dei figli Agatino ed Antonino, compare anche in un’inchiesta anti-droga della Guardia di Finanza che ha colpito un gruppo attivo sempre al “Palazzo di cemento”, indicata come vera e propria centrale dello spaccio a Catania.
In città lo spaccio della droga ha conosciuto un aumento esponenziale, negli ultimi anni: da più fonti investigative, si sottolinea che il traffico degli stupefacenti rappresenta un’ “alternativa” alla disoccupazione e alla crisi economica. Centinaia di famiglie, in particolare nei quartieri popolari, si sosterrebbero proprio con la droga, in particolare cocaina e marijuana.
Ci sono novità, comunque, anche nel contesto delle estorsioni.
Episodio di rilievo raccontato in conferenza stampa dal capo della mobile di Catania, Giovanni Signer è quanto avvenuto ad una farmacia sottoposta ad estorsione: malgrado il pagamento del “pizzo”, l’esercizio era stato rapinato. Il clan, allora, aveva deciso di provvedere ad una sorta di “vigilanza privata”: le rapine, allora, ebbero fine. Nella “tradizione” invece, l’estorsione realizzata mediante l’imposizione di servizi ed assunzioni.
Le indagini dell’operazione antimafia illustrata stamane, basate unicamente sugli esiti di attività di intercettazioni, hanno riguardato l’attività del gruppo mafioso Sciuto Tigna ed abbracciano, sia pur con diversi filoni, un ampio arco cronologico dal gennaio del 2005 al febbraio del 2009.
Le attività investigative hanno consentito di disvelare l’ organigramma del clan, di ricostruire diversi episodi di estorsione ai danni di operatori commerciali (una farmacia, un luna-park, un lido del lungomare della Playa, quartiere di Catania-sud, un’azienda di liquori), nonché di giungere al sequestro, il 24 febbraio scorso, di micidiali armi da guerra, tra cui una mitraglietta Uzi di fabbricazione israeliana ed una pistola mitragliatrice skorpion dotata di silenziatore.
Quel giorno vennero arrestate quattro persone –Agatino Arena, Giuseppe Orestano, Nicolò Valenti e Mario Costantino- oggi destinatari, a vario titolo, dell’ordinanza di custodia cautelare per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione.
Dei dodici provvedimenti restrittivi cinque sono stati notificati in carcere a soggetti già detenuti per altra causa, tra cui il capo clan Sciuto Biagio e i quattro arrestati il 24 febbraio, mentre altri sette sono stati ese
guiti nei confronti di altrettanti indagati in stato di libertà. Un tredicesimo indagato si è sottratto alla cattura ed è in atto ricercato. Nel provvedimento cautelare il Gip ha altresì disposto il sequestro preventivo di alcune ditte individuali di trasporto merci facenti capo agli indagati.
Durante la fase dell’esecuzione dei provvedimenti cautelari, protrattasi per diverse ore, sono state eseguite numerose perquisizioni domiciliari che hanno portato al sequestro di ulteriori munizioni e armi da fuoco, si ritiene provenienti dall’est europeo.
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