COMISO (RAGUSA)- La famiglia Tamer, Khaled, 37 anni, la moglie Atlal di 36, i figli (nati in Libano) un maschio di 10 anni e una bimba di 4 mesi, rifugiati siriani sono stati “adottati” dalla città di Comiso (Ragusa), ex sede della base Nato e ribattezzata città della pace dopo che nella area dove furono installati missili Cruise vennero ospitati oltre 5 mila profughi kosovari durante la guerra del’ ’99.
I corridoi umanitari
Attraverso i corridoi umanitari internazionali i Tamer sono arrivati dopo che alcune famiglie e associazioni della parrocchia Santa Maria delle Stelle hanno aderito al progetto “Operazione Colomba”, promosso dalla comunità di Sant’Egidio. Per la coppia e i due bimbi, le famiglie che li ospitano hanno approntato una casa presa in affitto nel quartiere delle Grazie e provvedono al vitto e alle altre necessità. I genitori hanno iniziato a frequentare i corsi di italiano nella scuola De Amicis e il figlio frequenta da due settimane la terza classe della scuola primaria Monserrato. Per l’accoglienza e l’ospitalità molte famiglie e singoli benefattori hanno dato il loro contributo. Nel futuro si cercherà un lavoro per Khaled che in patria lavorava come piastrellista.
Come è nata la gara di solidarietà
“Quest’iniziativa è nata da un’idea dell’estate scorsa – spiega don Innocenzo Mascali, parroco di Santa Maria delle Stelle – Gabriele Vaccaro, uno dei promotori, l’ha proposta ai gruppi e alle associazioni della parrocchia. Abbiamo avuto diversi incontri on line con la responsabile del “Progetto Colomba” e abbiamo dato la nostra disponibilità per l’accoglienza di una famiglia. A quel punto è partita la macchina organizzativa, ci siamo auto-tassati per avviare le pratiche, trovare una casa e farci trovare pronti per l’arrivo di questa famiglia”. “Oggi – dice Vaccaro – vivono in una casa presa in affitto, la generosità di tanti sta consentendo di affrontare questi mesi, in attesa che possano avere una loro indipendenza economica. Stiamo completando tutti i documenti per la loro permanenza in Italia come rifugiati, approntando i documenti sanitari e tutto quanto serve per la loro permanenza”.
“Gesti concreti per la pace”
I Tamer sono musulmani. Il presidente della comunità islamica Al Zaytouna, Abdelhamid Jebari, lavora fianco a fianco con la parrocchia. “Tutti invochiamo la pace, ma bisogna fare gesti concreti di pace – afferma Jebari – Bisogna togliere ogni muro di pregiudizio, trovarci insieme tra persone di culture diverse e di fedi diverse”. Venerdì prossimo, alle 20, nel salone della Chiesa di Sant’Antonio, la famiglia sarà presentata alla città. L’iniziativa è stata denominata “Un soffio di pace … tra venti di guerra”.