PALERMO – C’è un rapinatore armato che si aggira per le feste di Natale indisturbato nel centro di Palermo. Forse non è l’unico, ma ce n’è uno del quale polizia e carabinieri potrebbero avere le immagini da venerdì notte, mentre nessuno ha il tempo di controllarle perché è festa. Amara considerazione che ha lasciato nello sconforto una povera commessa senza nome per la cronaca, convocata sabato mattina, alla vigilia di Natale, nel centralissimo commissariato di via Bentivegna per il riconoscimento di foto segnaletiche, ma arrivata alle 14 davanti ad un agente sconfortato: ufficio chiuso per feste, ripassi mercoledì.
Riepiloghiamo cosa è accaduto, seguendo il racconto di questa giovane donna che la sera di venerdì 22, a chiusura attività, aveva ricevuto dal suo datore di lavoro una tredicesima di 360 euro. Alle 21 va per gli auguri in casa di un’amica in via Garzilli, a due passi da via Libertà, dai negozi dello shopping. Bussa il campanello e varca il portone. Senza accorgersi che dietro di lei entra anche un uomo armato.
Seguono attimi di terrore. “Signora, la borsa”, sussurra l’uomo alle sue spalle, una pistola puntata in faccia. Lui la strattona, lei barcolla, tenta una resistenza, il cellulare vola per terra, la borsa vola via con il rapinatore che riapre il portone e scappa. Inseguito dalla commessa e dalle grida di aiuto. Dai balconi si affacciano due donne. Lei corre affannata per via Garzilli fino a via Catania, poi perde le tracce.
Disperata, chiama un amico che lancia l’allarme. Pochi minuti e arriva una gazzella dei carabinieri ai quali descrive quel rapinatore longilineo: “Ho la sua faccia scolpita nella mia memoria, se lo vedo lo riconosco”. I militari fanno un giro a piedi con la commessa, trovano per terra documenti e chiavi di casa, poi le consigliano di andare alla questura centrale per la denuncia. Deve essere il turno della polizia, le spiega l’amico frattanto arrivato davanti al palazzo di via Garzilli dove si scopre che ci sono telecamere di sorveglianza dentro e fuori dal portone. Come la commessa ripete in questura, a mezzanotte, pensando che, incrociando la sua memoria con le immagini, si potranno mettere le mani addosso a un rapinatore in giro armato.
E adesso? Adesso è tardi, domani al commissariato di via Bentivegna per il riconoscimento, ripete nella notte un funzionario gentile. E la registrazione delle telecamere? Ci penseranno in via Bentivegna, le dicono. Lei non si rassegna, passa la notte a girare intorno a via Libertà nella speranza di rivedere il rapinatore, poi si arrende, sfinita.
Sabato mattina la commessa è una donna confusa, avvilita, impaurita, costretta a rinunciare a una partenza che faceva leva su quella modesta tredicesima strappata via con la borsa. Nel primissimo pomeriggio eccola in via Bentivegna dopo avere cercato di capire se l’amministratore di via Garzilli aveva già consegnato il disco con il video a polizia o carabinieri. No, nessuno l’aveva ancora richiesto. La commessa torna sul luogo della rapina e chiede quel video per portare la registrazione in commissariato. No, l’amministratore risponde di poterla consegnare solo alle forze di polizia “su esplicita richiesta via mail”.
A questo punto la commessa teme di essere finita, dopo la rapina, in un ingranaggio burocratico e, arrivando in via Bentivegna, ne ha la sconfortante conferma. Un gentilissimo agente le ricorda che è già sabato pomeriggio, che è la vigilia di Natale, che in commissariato mancano i colleghi per sfogliare il librone della Segnaletica, che la registrazione potrà essere acquisita dopo le feste, che è meglio rinviare verbale e riconoscimento a mercoledì 27, dopo Natale e Santo Stefano. Lasciando così che un rapinatore se la spassi con la sua pistola indisturbato. Feste serene per lui, meno per la sua vittima che ancora passeggia da quelle parti cercando di non dimenticarne la faccia per un riconoscimento rinviato di cinque giorni. Se all’amministratore arriverà la mail.