PALERMO – “Quelle assunzioni non si possono fare”. La Corte dei conti ha messo in guardia la Regione. Anzi, in un certo senso si è sostituita a essa. Entrando, con la recente relazione sul Documento di programmazione economico-finanziaria, persino nel dettaglio delle scelte politiche. Dell’azione amministrativa. In particolare sulla gestione della Sanità. Un settore ancora “malato”, stando alla radiografia compiuta dai magistrati contabili.
Un avvertimento. Non si potrebbe definire in altro modo il passaggio dell’intervento del presidente Maurizio Graffeo che si è assunto, in un certo senso, anche il compito di togliere il velo dalla Sanità siciliana. Dove certamente si sono compiuti passi in avanti. Ma dove la propaganda politica ha, forse, finito per nascondere alcuni dati di fatto. E i magistrati contabili si sono presi l’onere di ricordare ad esempio alla politica che “il complessivo quadro finanziario delle aziende sanitarie non mostra gli elementi di stabilità e sostenibilità finanziaria che emergono dalla lettura del Def”. Una crisi che si traduce, ad esempio, nei ritardi dei pagamenti nei confronti dei fornitori “che arrivano anche a 8 mesi rispetto al termine previsto dalla direttiva comunitaria sui tempi di pagamento”. Una difficoltà che, spiegano sempre i magistrati contabili, si è tradotta nell’accensione di diversi mutui: cinque miliardi di indebitamento tra il 2008 e il 2014, solo per i debiti della Sanità. Altro che Sanità “guarita”. Anche quello è un bluff. “Si tratta, nella sostanza, – si legge nella relazione della Corte dei conti – di uno spostamento sulle future generazioni degli attuali oneri della gestione corrente del servizio sanitario regionale”. Altro che risanamento. Debiti, insomma. Trentennali. Pagheranno i siciliani fino al 2045.
Non solo i cittadini dell’Isola si trovano indebitati per trent’anni, ma addirittura rischiano di non poter nemmeno far fronte a quegli impegni presi dalla politica: “L’affidabilità degli strumenti individuati dal governo regionale – si legge nella relazione della Corte dei conti – a copertura delle quote di ammortamento di tali anticipazione” suscita “serie perplessità, come pure la futura sostenibilità della spesa sanitaria a carico della Regione”.
Altro che Sanità guarita, quindi. La Corte dei conti, così, entra nel merito di alcune scelte previste nel Dpef o persino quelle annunciate dal governo. Entra, insomma, nell’ambito che attiene alle scelte puramente politiche. Lanciando il proprio avvertimento. Intanto, sull’idea di spostare sul Sistema sanitario regionale il costo dei precari di un’azienda partecipata come la Sas e di un altro ente regionale come l’Arpa che svolgono attività in convenzione con le aziende sanitarie. Una decisione, secondo la Corte, insostenibile dal punto di vista finanziario.
Ma c’è di più. I magistrati contabili intervengono anche sulle annunciate assunzioni negli ospedali siciliani. Assunzioni già in qualche modo in bilico dopo la sonora bocciatura, da parte del Ministero della Salute, del Piano per la rete ospedaliera siciliana. “Nel descritto quadro emergenziale – si legge – la Corte deve richiamare l’attenzione del governo regionale sulla necessità di una reale politica di razionalizzazione e contenimento della spesa corrente, la cui componente di maggior rilievo, anche per il settore sanitario, è rappresentata dalla spesa per il personale, che occupa oltre il 30 % dell’intero settore”. Ed è proprio la spesa per il personale a rendere instabili finanziariamente le aziende. Alcune di queste (il Papardo Piemonte di Messina, Villa-Sofia e il Civico a Palermo, il Garibaldi a Catania), ad esempio, ricorda la Corte, utilizzano oltre la metà della spesa corrente per il personale.
Proprio per questo i magistrati contabili lanciano un “monito affinché ogni decisione di rilievo finanziario sia preventivamente concertata con i Tavoli di monitoraggio ministeriali, soprattutto quelle che riguardano le politiche assunzionali. Eventuali nuove ipotesi di assunzione della sanità – prosegue la Corte – deliberate al di fuori delle competenti sedi di negoziazione ed in assenza di reali e realistiche fonti di copertura della spesa, presenterebbero infatti, ad avviso della Corte, non solo profili di scarsa coerenza col vigente quadro normativo, ma, soprattuto porrebbero evidenti problematiche di sostenibilità finanziaria”. Insomma, altro che assunzioni. Il personale costa già tanto. “A me – lo sfogo dell’assessore alla Salute Gucciardi – interessa far funzionare gli ospedali. A meno che non mi dicano che io li debba chiudere”.
Ma la “requisitoria” della Corte dei conti non finisce qui. Secondo i magistrati contabili la Regione dovrebbe pensare di intervenire anche riducendo le spese. In particolare “sul versante – scrive la Corte – degli acquisti di beni e servizi”. Nonostante infatti i fantomatici tagli e i risparmi milionari sbandierati dal governo regionale, gli strumenti finora utilizzati dalla Regione, secondo i magistrati contabili sono “carenti soprattutto con riferimento alla verifica del rispetto delle disposizioni in tema di spending review”. E dire che in occasione dell’ultima Finanziaria, l’assessore all’Economia Baccei aveva proposto la creazione proprio della “centrale unica degli acquisti” anche per la Sanità. Dopo mesi, non c’è traccia di questo strumento. Deve infatti essere la giunta a deliberare. Ma finora ha avuto altro a cui pensare.