PALERMO – Diciassette anni dopo la pubblicazione del bando di concorso, ecco la notizia ufficiale: “Avete vinto”. Lo ha comunicato oggi la Regione siciliana a 97 aspiranti tecnici restauratori. Peccato che nessuno di loro, al momento, potrà essere assunto. Almeno finché sarà vigente il “divieto” alle assunzioni in vigore dal 2008. Vincitori, ma non assunti. Il paradosso che si complica ancora di più, se si pensa che circa la metà di questi, secondo i tribunali del lavoro palermitani, in realtà “hanno diritto a essere assunti” dal dipartimento dei beni culturali.
Una storia di burocrazia schizofrenica, di norme contorte. E così, mentre quei tribunali affermano, come detto, il diritto dei 97 a entrare alla Regione, oggi la stessa Regione, nel decreto col quale approva la graduatoria dei vincitori, specifica che questo provvedimento “non costituisce in alcun modo atto amministrativo da cui discende un eventuale diritto all’assunzione o all’espletamento delle funzioni di ‘assistente tecnico restauratore’”. Vincitori, insomma. Ma senza il posto di lavoro.
E la storia dei restauratori ha davvero del surreale. Dopo il bando del 2000 e le prove del concorso, solo nel 2005 si giunge a una graduatoria provvisoria. Quella definitiva, arriverà solo nel 2011. Peccato che nel frattempo fosse stata varata la legge “blocca-nomine” nel 2008, appunto.
“Una legge del 2008 – denunciavano già anni fa quegli aspiranti regionali – può bloccare un concorso bandito nel 2000, le cui graduatorie definitive potevano e dovevano essere stilate già nel 2006?”. Nasce anche un gruppo su Facebook: “Quelli che aspettano la graduatoria definitiva del concorso a 97 posti di assistente tecnico restauratore”. Oggi, come detto, la novità: “Avete vinto”, ha detto la Regione. Una dichiarazione che suona come una beffa. A 17 anni dal concorso, a 12 anni dalla prima graduatoria, a sei anni da quella definitiva, i 97 restauratori non potranno essere assunti.
Storie di Regione e burocrazia che davvero sconfinano nella follia istituzionale. Perché la vicenda dei 97 restauratori si affianca a una storia un po’ diversa, ma che riguarda comunque i beni culturali: quella dei circa 400 “catalogatori”. Nel loro caso, il concorso risale addirittura al 1997. E anche per loro, niente assunzione. O meglio, nessuna assunzione alla Regione, ma in una società partecipata della Regione stessa, che oggi ha assunto il nome di “Sas”. Ma adesso, quei lavoratori chiedono la stabilizzazione nell’organico della Regione. Una procedura difficile, visto, appunto, il blocco delle assunzioni ancora vigente. E visto anche che, secondo molti, il passaggio da una società partecipata ai dipartimenti regionali, dovrebbe passare attraverso una prova di selezione. Un nuovo concorso, insomma. Che però a quel punto dovrebbe essere “aperto” anche agli esterni: a tutti quelli cioè che hanno i requisiti per parteciparvi.
Ma la storia antica dei catalogatori, è tornata alla ribalta proprio in questi mesi in cui la campagna elettorale si avvicina. La Commissione bilancio dell’Ars ha deciso di convocare una seduta per discuterne. E ha deciso persino di creare una “sottocommissione” composta da deputati, dirigenti e funzionari per trovare la strada che può condurre i catalogatori alla Regione.
Tutti in fila. Con storie e aspettative diverse. Perché nel frattempo, tra norme ed emendamenti del collegato, è rintracciabile il più massiccio tentativo di stabilizzazione degli ultimi anni: dagli ex Pip, agli ex lavoratori delle Province (assunti già a tempo indeterminato nei loro enti), passando per l’assunzione di nuovi giornalisti. Tutti in coda verso la Regione. Sotto elezioni. Mentre i restauratori, dopo 17 anni, attendono ancora.