Confiscato al costruttore Francesco Zummo un patrimonio da 150 milioni

“Confisca da 150 milioni al costruttore del sacco di Palermo”

Il provvedimento, deciso dalla Corte di appello ed eseguito dalla Dia, colpisce Francesco Zummo

PALERMO – Sequestrato, dissequestrato e ora confiscato. Passa allo Stato, anche se potrebbe esserci un nuovo ricorso in Cassazione, il patrimonio del costruttore Francesco Zummo, il cui valore viene stimato in 150 milioni di euro.

L’ex Mulino Virga, confiscato al costruttore Zummo

La Direzione investigativa antimafia ha eseguito il provvedimento disposto dalla Corte di appello che si è pronunciata dopo l’annullamento con rinvio da parte della Cassazione dell’iniziale dissequestro.

Quando comandavano Riina e Provenzano

Una storia, quella di Zummo, oggi ottantottenne, che riporta indietro nel tempo, fino agli anni del sacco di Palermo, alla Cosa Nostra di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Fra il 2006 e il 2009 il costruttore era stato processato per concorso esterno in associazione mafiosa, ma la vicenda si concluse in parte con l’assoluzione e in parte con la prescrizione.

Un altro edificio tolto al costruttore Zummo

Gli fu però imposta la misura della sorveglianza speciale per 5 anni perché ritenuto socialmente pericoloso. Ad accusarlo lo stesso figlio di don Vito, Massimo, e il pentito Francesco Di Carlo.

Le indagini di Giovanni Falcone

Gli investigatori si sono imbattuti per la prima volta nel nome di Zummo grazie a un appunto scoperto nella macchina di Michael Pozza, uomo della mafia canadese trovato ucciso nel 1979 a Toronto. Poi fu Giovanni Falcone, negli anni Ottanta, nell’inchiesta denominata “Pizza connection”, a scoprire che alcuni conti correnti di Zummo erano stati utilizzati per operazioni legate al traffico di stupefacenti.

Tutto questo portò al sequestro di appartamenti, ville, auto, conti correnti bancari in Italia, Canada e nelle Isole Vergini, prima restituiti e ora di nuovo sequestrati o confiscati.

Il conto Pluto in Svizzera

Del patrimonio fa parte anche il fondo Pluto, riferibile a Francesco e Ignazio Zummo, padre e figlio. Si tratta di un deposito in una banca svizzera contenente 12 milioni di euro. Francesco Zummo era finito nei guai giudiziari anche a Milano, ma era caduta l’accusa di avere tentato di intestare i beni fittiziamente alla moglie. Gli atti erano stati trasmessi a Milano da Palermo, nel 2010, per competenza territoriale, con riferimento alle ipotesi di riciclaggio. Caduta pure questa accusa, nel capoluogo siciliano era rimasta in piedi la misura di prevenzione.

Sono stati gli investigatori della Dia di Palermo a mappare la scalata imprenditoriale di Zummo a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando con il consuocero Vincenzo Piazza (ritenuto consigliere della famiglia mafiosa di Palermo-Uditore) e il socio Francesco Civello, fu considerato tra i principali responsabili della mega speculazione edilizia targata Vito Ciancimino. L’ex sindaco mafioso di Palermo era la mente e Zummo uno dei bracci operativi che resero possibile la costruzione di 2.700 immobili.

Un ruolo trasversale

L’imprenditore, nonostante fosse vicino alle famiglie mafiose della Noce prima e dell’Uditore poi, aveva avuto un ruolo trasversale. I giudici ne descrivono le “collusioni” con Ciancimino, don Tano Badalamenti, i Gambino poi scappati in America durante la guerra di mafia, Leonardo Greco e Michelangelo Aiello.

Dopo un lungo e complesso iter processuale finiscono sotto sequestro e in confisca 11 aziende, centinaia di conti correnti, numerosi appartamenti, ville terreni e aziende agricole a Palermo e provincia, cinque complessi residenziali in provincia di Siena.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI