Gaspare Finocchio resta aggrappato all’ultima possibilità per riottenere almeno una parte dei beni che gli sono stati confiscati.
Stamani è andata in esecuzione la misura patrimoniale divenuta definitiva nel 2018 dopo la sentenza della Corte di Cassazione. Finocchio è stato un costruttore mafioso: così ha stabilito la sentenza di condanna divenuta definitiva nel 2007.
I nuovi legali della difesa, gli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli, hanno presentato un ricorso per la revoca della confisca, ancora sub iudice in appello.
Ad alimentare le ultime speranze di Finocchio sarebbero le parole del collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia. Il pentito disse che Finocchio non era un uomo d’onore, almeno non nella prima parte della sua vita.
Il costruttore è stato processato due volte. Al termine del primo processo fu assolto. Il 1991, secondo la difesa, sarebbe l’anno di demarcazione. I beni accumulati fino ad allora sarebbero di origine lecita.
In primo grado, però, i giudici hanno dato torto alla linea difensiva, ma i legali hanno presentato ricorso in appello sostenendo che le dichiarazioni di Mannoia siano un fatto nuovo mai emerso né valutato nei precedenti giudizi. I giudici di secondo grado si sono riservati.