"Cemento mafioso", confisca da 100 milioni per un costruttore - Live Sicilia

“Cemento mafioso”, confisca da 100 milioni per un costruttore

Passano allo Stato i beni di Gaspare Finocchio. Dai palazzi di Brancaccio alle ville di Campofelice di Roccella

PALERMO – Il provvedimento di confisca diventa definitivo. Passa allo Stato il patrimonio di Gaspare Finocchio che vale oltre cento milioni di euro.

La scalata del costruttore, oggi quasi novantenne, è legata ai fratelli Diego e Pietro Rinella, boss di Trabia. Finocchio nel 2007 fu condannato a 7 anni e 3 mesi per mafia.

Nino Giuffè, capomafia pentito di Caccamo , diceva che “la costa da Buonfornello a Campofelice è stata terra di conquista e di scempio” per la mafia che in quegli anni investiva in provincia. Finocchio si era intestato alcune case dei Rinella e da lì divenne uno degli uomini chiave per ripulire i soldi sporchi.

Quindi il passaggio dai boss di Trabia a quelli di Palermo. Altri collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Contorno, Tullio Cannella, Giovanni Brusca e Giovanni Drago, dissero che Finocchio era vicino ai Graviano, sanguinari capimafia di Brancaccio.

La Procura della Repubblica di Palermo ha affidato gli accertamenti economico-patrimoniali agli specialisti del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, che hanno evidenziato una significativa sproporzione, che negli anni ’90 ammontava a quasi 6 miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei beni e degli investimenti effettuati nel tempo ed i redditi dichiarati da Finocchio e dai soggetti ritenuti suoi prestanome.

Ora la Cassazione ha reso definitiva la confisca, decisa dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, di sei imprese, 377 immobili, tra terreni, ville, abitazioni, box, magazzini e terreni edificabili. Interi edifici costruiti a Brancaccio e una serie di ville nel complesso “Torre Roccella” a Campofelice di Roccella.

Finocchio aveva provato a difendersi, definendosi vittima dello strapotere dei fratelli Graviano, altro che imprenditore mafioso. Si è giocato l’ultima ccarta contro la misura personale e patrimoniale.

La sua è un lunga storia giudiziaria che inzia negli anni Ottanta. Fu arrestato, ma arrivò l’assoluzione in primo grado per la vecchia insufficienza di prove e in appello con formula piena. E così riprese la sua attività edilizia. Nel 2007, però, fu condannato per mafia. Saltarono fuori della pesantissime intercettazioni con i Rinella. I fatti contestati erano avvenuti fra il 1989 e il 2004.

Secondo i legali, non c’era alcuna prova dell’attuale pericolosità sociale di Finocchio. Una pericolosità che, aggiunta alla sperequazione fra guadagni e investimenti, sta alla base della decisione di confiscargli i beni. Non è passata la linea secondo cui Finocchio, negli anni antecedenti al 1989, sarebbe stato una vittima dei soprusi dei mafiosi e non un imprenditore in affari con Cosa Nostra. Lo dimostrerebbero il fatto che Finocchio che fu costretto a cedere in permuta un certo numero di case, le richieste di pizzo e i danneggiamenti subiti, i mutui miliardari accesi con le banche. Tesi non accolte, da oggi il suo patrimonio che vale cento milioni di lire passa allo Stato.

Leggi: “Confisca al costruttore del sacco di Palermo”


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