Conti Amat, la voragine si allarga| Il Comune chiede altri 10 milioni - Live Sicilia

Conti Amat, la voragine si allarga| Il Comune chiede altri 10 milioni

Ma l'azienda non ci sta e mette sul tavolo una sentenza del 2016 della magistratura contabile.

PALERMO – Più che un buco, ormai è praticamente una voragine: i conti dell’Amat, la partecipata del comune di Palermo che gestisce autobus e tram, sono sempre più in rosso. Come se non bastassero i quasi 30 milioni di disallineamenti, c’è anche la partita delle somme già corrisposte e che adesso Palazzo delle Aquile chiede indietro: oltre 18 milioni di euro, dal 2008 al 2014, a cui aggiungere altri 10 milioni per il 2015.

Una situazione delicata, in cui però spunta un’altra novità: una sentenza della Corte dei Conti del 2016 che tira in ballo i revisori dei conti non solo del Comune, ma anche dell’azienda. La sentenza si riferisce al comune di Legnano, ma è stata presa a esempio dall’Amat: l’amministratore Michele Cimino prima l’ha presentata al sindaco e poi al collegio sindacale della propria azienda. Significa, in poche parole, che prima della discussione “politica” sui disallineamenti e sulle partite di crediti e debiti, viene quella “tecnica”: sia i revisori del Comune che quelli della partecipata (in questo caso Pricewaterhouse Coopers) dovranno prima asseverare le cifre.

Ma andiamo con ordine e partiamo dal nuovo “buco”. Il settore Partecipate ha mandato una nuova nota all’Amat, chiedendo di riavere indietro altri 10 milioni già pagati nel 2015. I conti delle somme da restituire, ossia i 18 milioni, erano infatti riferiti solo fino al 2014, ma adesso gli uffici stanno procedendo anche con gli altri anni. In pratica il Comune contesta il fatto che il nuovo contratto di servizio, sebbene sia stato stipulato il 29 dicembre del 2015 (alla vigilia dell’inaugurazione del tram), sia stato applicato a partire dal primo giorno di quell’anno, cioè da gennaio, nonostante la delibera del consiglio comunale (approvata la vigilia di Natale) dicesse diversamente. Gli uffici hanno così accertato un “deficit di produzione chilometrica” sul 2015: Amat quell’anno ha percorso 15.013.506 chilometri contro i 24.069.013 previsti; il corrispettivo quindi sarebbe dovuto essere di 17.308.719 euro e non di 27,8 milioni. Considerazioni che valgono anche per i servizi speciali, per i quali sono stati erroneamente applicati i nuovi prezzi e non i vecchi.

In totale, secondo i conti fatti dal Movimento Cinque Stelle, il buco di Amat sfora il tetto dei 55 milioni di euro, di cui 29 già pagati. “Il sindaco, con la sua anomala direttiva ‘imperativa e vincolante’ – dice il capogruppo grillino Ugo Forello – ha aperto un vaso di Pandora, le cui conseguenze sono sfuggite di mano e rischiano di creare non più un buco, ma una voragine che sarebbe letale per la stabilità economico finanziaria della ditta di trasporti pubblici locali. Adesso anche la Procura della Corte dei Conti ha aperto un’indagine proprio sui quasi 30 milioni di euro che il Comune ha pagato in più all’Amat e che, quindi, avrebbero creato un ingente danno erariale”.

La palla adesso è in mano all’amministratore unico, Michele Cimino, che però non sembra intenzionato a farsi travolgere dalla marea di debiti e problemi che gli sono piovuti addosso. Martedì ha incontrato il sindaco Orlando, il vice Marino e l’assessore al Bilancio Gentile e ha messo sul tavolo una sentenza della Corte dei Conti del 2016, sezione Autonomie, riferita al comune di Legnano. I magistrati in quel caso hanno stabilito che i disallineamenti, contenuti nella nota informativa al bilancio, non devono essere “asseverati” solo dall’organo di revisione contabile del Comune, ma anche da quello delle partecipate: deve esserci, quindi, comunanza di vedute. Se poi le partecipate non lo fanno, il Comune può procedere. Insomma, serve però un accordo che la Corte dei Conti stavolta siciliana aveva già ribadito nel dispositivo sui bilanci consuntivi 2015 e 2016 proprio del comune di Palermo.

Michele Cimino (foto Ponente)

“E’ stato un incontro molto cordiale – spiega Cimino – Ho consegnato la sentenza per adeguare i nostri comportamenti ai moniti dell’adunanza plenaria”. E l’amministratore, dopo aver relazionato al collegio sindacale, ha anche preso carta e penna e scritto al Revisore Amat (la società esterna Pricewaterhouse Coopers) per chiedere di esprimersi nel merito. Il punto, adesso, si sposta quindi sul piano tecnico: prima i revisori delle due parti dovranno esprimersi, anche a tutela di sindaco e consiglio comunale da un lato e di amministratore e organismi societari dall’altro, e soltanto dopo verrà la partita politica in cui si deciderà se Amat dovrà pagare o meno. Gli organismi di revisione, nei casi delle società private, si occupano infatti non solo di certificare debiti e crediti a tutela delle aziende (cda e collegi sindacali), ma anche delle riconciliazioni sui disallineamenti: in pratica si confrontano con le controparti per trovare un accordo. Ma Amat chiede il coinvolgimento dei revisori anche per avere la certezza che i conti della direttiva siano corretti.

Ugo Forello

“Davanti a questo panorama surreale, purtroppo, si registra il silenzio e l’inerzia dell’amministrazione attiva – attacca Forello – Perché l’amministrazione non inizia a trattenere e mettere in compensazione i corrispettivi ancora da pagare in esecuzione del contratto di servizio? E perché l’Amat, invece, se ritiene di essere dalla parte della ragione, non si è attivata per l’approvazione del bilancio 2017 e in tutte le sedi opportune, anche quelle giurisdizionali, per salvare la sua stabilità? Perché la stessa partecipata, ad oggi, non ha alcun piano industriale aggiornato e credibile?”.

LA NOTA DI FERRANDELLI

Sulla delibera della Corte dei Conti arriva la nota di Fabrizio Ferrandelli, che ha chiesto la convocazione dei resivori del Comune e dell’Amat, di Cimino e degli assessori al Bilancio e alle Aziende: “Ho richiesto la convocazione in commissione Bilancio di tutti gli interlocutori, così da porre fine a questo balletto che rischia di impantanare il futuro di Amat. Ora chiederò ai revisori di essere consequenziali con quanti stabilito in sentenza, così da garantire terzietà e certezza dei tempi, con buona pace della direttiva del sindaco e della sua indolenza”.

 

 


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