CATANIA – Si sono chiusi oggi gli interrogatori di garanzia degli indagati dell’inchiesta Black Job. Inchiesta che ha scoperchiato un sistema di corruzione all’interno delle stanze dell’Ispettorato del Lavoro di via Battello. Favori e pacchetti di voti in cambio di contenziosi archiviati e rateizzazioni non dovute. Un sistema illecito scoperto dalla Guardia di Finanza – sotto il coordinamento del pm Fabio Regolo – che ha piazzato telecamere e cimici nell’ufficio di Domenico Amich. La scena più agghiacciante è quella di Marco Forzese, ex deputato regionale, mentre nasconde sotto la giacca di un imprenditore calatino, anche lui indagato, un fascicolo.
Il noto politico catanese, sabato scorso davanti alla Gip Giuliana Sammartino, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo difensore, l’avvocato Mario Brancato, domani depositerà il ricorso al Tribunale del Riesame. Ha scelto il silenzio anche il direttore dell’Ispettorato del Lavoro Domenico Amich, assistito dall’avvocato Salvo Trombetta. Ha invece risposto ad ogni contestazione l’ex consigliere comunale di Forza Italia Antonio Nicotra, difeso dall’avvocato Tommaso Tamburino. L’indagato finito ai domiciliari ha spiegato che ogni atto fatto aveva l’obiettivo di ottenere ciò che per legge era dovuto all’impresa. E in cambio non avrebbe mai offerto nulla. Anche per Nicotra il difensore sta preparando il ricorso al Tribunale della Libertà. L’avvocato Rosa Maria Trovato, responsabile dell’ufficio legale dell’Itl, ha letto davanti al Gip un memoriale. Il suo difensore, l’avvocato Enzo Merlino, ricorrerà al Tribunale del Riesame. Gli altri indagati sono stati ascoltati oggi: Franco Luca, direttore sanitario dell’Asp di Catania, coinvolto per il suo ruolo di rappresentante legale, dal 2009 al 2015, dell’ente di formazione Enaip, l’attuale rappresentante legale dell’Enaip, Ignazio Maugeri, il commercialista Giovanni Patti, e gli imprenditori Orazio Emmanuele e Salvatore Calderaro.